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Memoria delle mie puttane tristi
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Memoria delle mie puttane tristi - Gabriel García Márquez - copertina
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Memoria delle mie puttane tristi

Descrizione


"L'anno dei miei novant'anni decisi di regalarmi una notte di amore folle con un'adolescente vergine." Comincia così il nuovo romanzo di Gabriel Garcia Márquez, il libro con cui il premio Nobel colombiano torna dopo dieci anni alla narrativa. A raccontare è la voce dell'anziano protagonista, un giornalista eccentrico e solitario, che accanto a un'adolescente scopre il piacere inverosimile di contemplare il corpo nudo di una donna che dorme "senza le urgenze del desiderio o gli intralci del pudore". Scopre forse per la prima volta l'amore, quello che non ha mai cercato in tutte le donne che ha incontrato e conosciuto, trovando "l'inizio di una nuova vita a un'età in cui la maggior parte dei mortali è già morta".
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Dettagli

2006
Tascabile
141 p., Brossura
9788804561392
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Indice


Le prime frasi del romanzo:

1

L'anno dei miei novant'anni decisi di regalarmi una notte d'amore folle con un'adolescente vergine. Mi ricordai di Rosa Cabarcas, la proprietaria di una casa clandestina che era solita avvertire i suoi buoni clienti quando aveva una novità disponibile. Non avevo mai ceduto a questa né ad altre delle sue molte tentazioni oscene, ma lei non credeva nella purezza dei miei principi. Anche la morale è una questione di tempo, diceva, con un sorriso maligno, te ne accorgerai. Era un po' più giovane di me, e non avevo sue notizie da così tanti anni che poteva benissimo essere morta. Ma al primo squillo riconobbi la voce al telefono, e le sparai senza preamboli:
«Oggi sì.»
Lei sospirò: Ah, mio triste professore, scompari per vent'anni e torni solo per chiedere l'impossibile. Subito dopo riacquistò il dominio della sua arte e mi offrì una mezza dozzina di scelte allettanti, ma, questo sì, tutte usate. Insistetti che no, che doveva essere pulzella e per quella stessa notte. Lei domandò allarmata: Cos'è che vuoi provare a te stesso? Niente, le risposi, ferito nel punto che più mi doleva, so benissimo quello che posso e quello che non posso fare. Lei disse impassibile che i grandi professori sanno tutto, ma non tutto: gli unici Vergini che ormai rimangono nel mondo siete voi nati in agosto. Perché non mi hai dato l'incarico con maggiore anticipo? L'ispirazione non da preavvisi, le dissi. Ma forse aspetta, disse lei, sempre più scaltra di qualsiasi uomo, e mi chiese un minimo di due giorni per vagliare bene il mercato. Io le replicai serio che in un affare come quello, alla mia età, ogni ora è un anno. Allora non si può, disse lei senza un'ombra di dubbio, ma non importa, così è più emozionante, cazzo, ti chiamo fra un'ora.
Non ho bisogno di dirlo, perché lo si nota a leghe di distanza: sono brutto, timido e anacronistico. Ma a forza di non volerlo essere sono riuscito a fingere tutto il contrario. Fino a questo giorno presente, in cui decido di raccontarmi come sono per mia stessa e libera volontà, anche solo per sgravarmi la coscienza. Ho cominciato con la telefonata insolita a Rosa Cabarcas, perché, considerato in prospettiva, quello fu il principio di una nuova vita a un'età in cui la maggior parte dei mortali è morta.
Abito in una casa coloniale sul marciapiede esposto al sole del parco di San Nicolàs, dove ho passato tutti i giorni della mia vita senza moglie né fortuna, dove hanno vissuto e sono morti i miei genitori, e dove mi sono proposto di morire solo, nello stesso letto in cui sono nato e in un giorno che mi auguro lontano e senza dolore. Mio padre la comprò a un'asta pubblica verso la fine del XIX secolo, affittò il pianterreno per negozi di lusso a un consorzio di italiani, e si riservò questo secondo piano per vivere felice con la figlia di uno di loro, Florina de Dios Cargamantos, interprete ragguardevole di Mozart, poliglotta e garibaldina. E la donna più bella e di maggior talento che ci fu mai in città: mia madre.

Valutazioni e recensioni

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Giada
Recensioni: 5/5

Non importa quali temi affronti, anche i più scabrosi e immorali con García Márquez diventano poesia.

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Martina
Recensioni: 5/5

Grande capolavoro di Garcia Marquez. Una vera poesia che mostra come nè l'età, nè l'apatia, nè il cinismo possano fermare l'amore.

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A.M.
Recensioni: 2/5

Memoria del primo amore di un arzillo novantenne, età in cui la maggior parte dei mortali è già "morta". Una trama monotona e ripetitiva seppur condensata in 118 pagine che, a mio parere, necessitava di più approfondita analisi introspettiva e caratterizzazione del protagonista, un valido e solitario giornalista che scopre (mal descritta) la struggente, commovente tenerezza dell'innamoramento ad un passo dalla morte. Purtroppo, non si riesce ad entrare in empatia con il personaggio né si avverte il senso dell'inesorabile scorrere del tempo. E' comunque un romanzo contenente due grandi e assolute verità: "l'età non è quella che si ha, ma quella che si sente" e "il sesso è la consolazione che si ha quando l'amore non basta".

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La recensione di IBS


“Quella notte scoprii il piacere inverosimile di contemplare il corpo di una donna addormentata senza le urgenze del desiderio o gli intralci del pudore.”

All’alba del suo novantesimo compleanno, il protagonista di questo straordinario romanzo breve, decide di concedersi un regalo particolare: una notte d’amore con una ragazza vergine.

Ha solo quattordici anni la vittima designata, che l’anziana maîtresse del bordello frequentato dal vecchio giornalista con grande assiduità per tutta la sua solitaria vita, prepara con cura e dispone nel letto come offerta suprema al buon cliente e ormai buon amico.

Eccentrico, intellettuale squattrinato, appassionato di musica classica, giornalista solitario e non particolarmente brillante, da sempre ostile a ogni legame, tanto da chiudersi in casa il giorno delle nozze lasciando la promessa sposa ad attenderlo, carica di rabbia e di vergogna, inutilmente sull’altare: così si presenta al lettore senza nessun compiacimento il protagonista del romanzo. Ebbene quel vecchio, immorale e un po’ cinico, rimane incantato davanti al giovane corpo addormentato della ragazzina che, razionalmente pronta al sacrificio, aveva dovuto esser sedata dal bromuro e dalla valeriana per affrontare quella deflorazione mercenaria.

Quella, e altre notti che seguiranno, trascorse in silenzio, vegliando il pesante sonno della fanciulla sconosciuta da lui fittiziamente chiamata Degaldina, diventano fonte di fantasie diurne, compagne delle sue solitarie giornate, può immaginarla accanto a sé, vederla nelle diverse fasi della vita, adolescente ingenua e donna provocante, pensarla anziana e sua compagna: un fantasma che gli fa per la prima volta nella sua lunga e insignificante esistenza sentire la magia creatrice e trasformatrice dell’amore.

“Scoprii che l’ossessione che ogni cosa fosse al suo posto, ogni faccenda a suo tempo, ogni parola nel suo stile, non era il premio meritato di una mente in ordine, ma tutto il contrario, un intero sistema di simulazione inventato da me per nascondere il disordine della mia natura”

Il lavoro giornalistico, ridotto ormai a una collaborazione settimanale con un quotidiano, lo vedeva autore di un editoriale domenicale, immutato nel tempo, nei toni e nei messaggi, incapace d’accettare lui stesso, anzi ostinato a rifiutare, il cambiamento dei costumi e delle mentalità.

L’articolo “dei novant’anni” voleva fosse un tributo, un omaggio alla vecchiaia, e voleva anche che fosse l’ultimo, il messaggio finale a quel pubblico di lettori verso i quali non sentiva di certo particolare affetto. Ma ecco, proprio al momento in cui i sentimenti dovrebbero sedarsi, sembra invece che inizino ad accendersi: i giovani colleghi gli dimostrano un affetto inaspettato, il quarantenne direttore insiste per trattenerlo e in lui il nuovo imprevisto affetto produce una trasformazione non solo nella psicologia, ma anche nella scrittura. Ora sa parlare d’amore ed è tale la verità del messaggio che i lettori iniziano ad avere con lui uno scambio, lo sentono punto di riferimento, dall’amore insomma nasce un fuoco vivo. La simbologia del fuoco è esplicita in un episodio di questo romanzo che spesso gioca con simboli e citazioni (è evidente l’esplicito omaggio a uno dei più bei racconti del Nobel giapponese Yasunari Kawabata), ma in questo libro affascina non tanto l’elemento evocativo, quello magico o quello dotto, quanto la capacità di scandagliare le infinite risorse dell’animo, la sua eterna freschezza, così come non può non colpire la grande libertà intellettuale dello scrittore, che tratta un tema scomodo con il pudore, la leggerezza e la verità che solo un vero maestro possiede.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Gabriel García Márquez

1927, Aracataca - Macondo (Colombia)

Scrittore colombiano Premio Nobel per la Letteratura nel 1982.Come giornalista ha soggiornato in Francia, Messico e Spagna; in Italia è stato allievo del Centro sperimentale di cinematografia. Ha esordito con un breve romanzo, dove più evidente è l’influenza di Faulkner: Foglie morte (La hojarasca, 1955), cui sono seguiti Nessuno scrive al colonnello (El coronel no tiene quién le escriba, 1961); i racconti raccolti ne I funerali della Mamá Grande (Los funerales de la Mamá Grande, 1962), nei quali, soprattutto in quello che dà il titolo al volume, è già tratteggiato il mondo mitico e paradossale del narratore; La mala ora (La mala hora, 1962), altro romanzo, dove si narra una storia spietata di lettere anonime che coinvolge...

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