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Anno edizione: 2017
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Proprio un bel disco. Forse fra i migliori della band inglese sin dai capolavori degli anni '90, ma non all'altezza del precedente che è spettacolare. Un album consigliato sicuramente agli amanti della band e del genere ma anche a chi vuole avvicinarsi a certe sonorità. Ottima la produzione.
La grandiosità di Medusa è nella sua impenetrabilità. Il processo evolutivo del gruppo L’evoluzione musicale dei Paradise Lost non conosce sosta neanche in questo nuovo capitolo, che continua il suo percorso di estremizzazione musicale, ispessendo ancora di più il proprio personalissimo sound. Un percorso grandioso iniziato dieci anni fa con la pubblicazione di IN REQUIEM, capitolo primo della seconda giovinezza artistica di questa band incredibile. MEDUSA è ancora più estremo di THE PLAGUE WITHIN, gli otto pezzi composti non danno respiro se non nel singolo THE LONGEST WINTER, unico brano cantato quasi interamente con clean vocals da un Nick Holmes, in gran spolvero. La voce è uno degli elementi di spicco, con un growl rantoloso che acquisisce profondità su dei riff e delle musiche che fanno letteralmente cadere l’ascoltatore in un abisso senza fine. MEDUSA va considerato come un unico blocco musicale e non si possono prendere le singole canzoni ed estrapolarle, l’album va ascoltato nella sua interezza per saggiarne la grandiosità. Una domanda nasce spontanea: quale sarà il prossimo passo di questa grandiosa band?
Il lavoro più duro e pesante di sempre dei Paradise Lost. Ottimo lavoro, ma il precedente è migliore.
Recensioni
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