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Il viaggio è complesso come il territorio che si vuole attraversare. Spesso vibrante a tratti addirittura entusiasmante ma a volte anche macchinoso ingolfato incastrato in formule comunicative e strutture di pensiero che non reggono l'urto della nuova elasticità ipertestuale e ipermediale di Internet e dei network (ci vuole un linguaggio nuovo per raccontare le reti non basta quello che si utilizzava per spiegare le linee).
Alla domanda sulla nostra identità risponde soprattutto la seconda parte del volume. Noi non siamo pi· ci= che eravamo dieci quindici vent'anni fa. Non solo da un punto di vista sociale ma anche antropologico fisico estetico. "La società dell'informazione e della comunicazione diventa una società capace di produrre in quanto abitata da una nuova specie umana" scrive Umberto Cerroni nell'illuminante Verso un uomo umanesimo "non pi· l'homo sapiens sapiens o l'homo artifex ma l'homo sapiens artifex". + una rivoluzione copernicana che rovescia radicalmente la distribuzione del tempo tra lavoro e tempo libero ("Una volta si parlava del tempo libero utilizzando il termine latino otium ma ora questo non è pi· possibile perché è proprio questo stesso tempo la base della produzione").
+ una intellettualizzazione del mondo del lavoro quella propugnata da Cerroni a cui si affiancano le considerazioni pi· tecnologiche di Marcello Serra che in Il senso comune dell'essere cyborg affronta tematiche che la filosofia e la sociologia del secolo ventunesimo hanno ormai definitivamente scippato alla fantascienza di quello precedente (l'ibridazione uomo-macchina le sue appendici). L'uomo nuovo è costretto dal frullatore del sistema dell'informazione e della comunicazione a mutazioni incredibili che superano in radicalità concettuale le visioni pi· spinte del regista David Cronenberg. Le nuove soggettività sconvolgono il reame politico e uccidono tutto quello che un tempo era arte (Nuovi media: oltre la politica e l'arte di Alberto Abruzzese) si coagulano in network sociali e fondano nuove etiche hacker (Oltre il Novecento: l'avvento della ciberpolitica di Leo Reitano) sprofondano in patologie tecnogenerate (Ciberparanoia di Enrico Pozzi).
Altro che la creatura di Frankenstein siamo noi abitanti del primo millennio dell'era digitale i veri Prometei moderni! E se la nostra natura si sta convertendo in qualcosa che non è ancora definito lo stesso vale per l'habitat in cui viviamo e ci muoviamo un paesaggio in cui si fondono l'antico mondo reale delle cose e la nuova matrice virtuale di Internet delle reti delle autostrade binarie dove si sfreccia sotto scorta di nickname e avatar. Reale o virtuale? si chiede Luigi Prestinenza Puglisi ammettendo che "potremmo chiudere subito la questione notando la non risolvibilità del dilemma". Non viviamo pi· in un'unica dimensione: dobbiamo fare i conti con spazi semantici (Uno spazio un linguaggio di Pierre Levy) spazi ipertestuali infestati da blog (Tecnopsicologia blog e nuova spiritualità quantica di Derrick de Kerckhove) spazi dove le vecchie regole di interazione e comunicazione valgono ormai quanto una moneta da cento lire.
Chi siamo? Dove andiamo? E perché? Difficile trovare risposte definitive in Mediazioni. E non poteva essere altrimenti visto che û parafrasando Prestinenza Puglisi û è evidente la "non risolvibilità" di simili questioni. Soprattutto se relative a un periodo di transizione come quello che stiamo vivendo dove il futuro si schiude e biforca a ogni nanosecondo ricacciando qualsiasi utopia di linearità e prevedibilità. I diciotto saggi raccolti nel volume altro non sono quindi che affascinanti polaroid di un presente che svanisce non appena viene fotografato.
Luca Castelli
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