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Mecenatismo pontificio e Borbonico alla vigilia dell'unità
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Dettagli

2011
320 p., ill. , Rilegato
9788879931489

Voce della critica

L'operazione storiografica che Giovanna Capitelli propone in questo libro, con giusta misura ma grande passione, potrebbe essere definita una rivoluzione nel modo di guardare alla produzione artistica di età risorgimentale, nonostante il fatto che per papa Pio IX, protagonista di questa ricerca, la rivoluzione si sarebbe configurata piuttosto come un "diabolico progetto". Desiderio esplicito dell'autrice è infatti quello di rileggere la cultura figurativa del XIX secolo invertendo il tradizionale punto di vista che privilegia il paradigma interpretativo della modernità: nella ricostruzione storica e nella selezione delle immagini il volume lascia infatti volutamente sullo sfondo il contesto di sperimentazione della produzione artistica nel periodo di definizione politica dell'Unità nazionale, recentemente risorto all'attenzione della critica per le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario, per conferire una nuova luce alla cultura anti-liberale, anti-moderna e anti-risorgimentale promossa da papa Pio IX. Gli studi di Capitelli trovano in questo volume un punto di convergenza e di sistematizzazione critica, muovendosi con intelligente consapevolezza nel solco tracciato da Stefano Susinno e da Sandra Pinto, che hanno dissodato il terreno impervio della rigida considerazione dell'Ottocento italiano e ripristinato la dovuta attenzione al baricentro costituito dalla città pontificia per l'elaborazione e la tradizione artistica, in un percorso critico culminato, nel 2003, nella mostra Maestà di Roma, curata dalla stessa Pinto e Olivier Bonfait con Liliana Barroero e Fernando Mazzocca; proprio le ricerche condotte dall'autrice in seno ai progetti di ricerca universitari coordinati in questi anni da Barroero costituiscono peraltro un solido architrave del testo. Fulcro del libro è la politica culturale di Giovanni Maria Mastai Ferretti, papa-re dal 1846 al 1870, convinto promotore di un'arte dai forti significati politici, sostenuta da esigenze di propaganda e di devozione. La promozione delle arti di Pio IX si articola tra commissioni per gli artisti e campagne di restauri, nella consapevolezza del valore simbolico e ideologico del mecenatismo, ma anche della valenza economica e di riconoscimento professionale per le maestranze specializzate. Il volume analizza così le principali imprese decorative promosse dal pontefice: dalla decorazione del Quirinale sotto la direzione di Tommaso Minardi, fedele alleato e regista delle imprese pontificie, alle iniziative avviate nel 1854 per la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, con l'innalzamento della colonna di piazza di Spagna e, soprattutto, le decorazioni nei Palazzi Vaticani affidate a Francesco Podesti. L'analisi della valenza ideologica della committenza papale è certamente il filo rosso che lega una molteplicità di episodi, tra cui la fondazione del Museo Cristiano Lateranense, diretta conseguenza della profonda attenzione riservata all'archeologia cristiana, o l'allestimento della Galleria dei Santi e dei Beati, che accolse in questi anni opere di Francesco Podesti, Luigi Cochetti, Luis Victor, Guido Guidi, Pietro Gagliardi e Cesare Fracassini. Un capitolo specifico è inoltre dedicato alla rinascita dell'affresco incentivata da Tommaso Minardi e rilanciata da Pio IX, nelle chiese e basiliche allora sottoposte a restauri, con una serie di campagne decorative finanziate con denaro personale del papa. Tra le nuove e più interessanti aperture del volume si configura lo studio dedicato alle esportazioni dalla Città eterna verso il Nuovo mondo, con una prima mappatura di una serie di opere dislocate tra Malta e Santiago del Cile, dove, per esempio, la chiesa de la Recoleta Dominica, progettata da Eusebio Chelli, rappresenta una sorta di San Paolo fuori le Mura cilena. Il libro comprende inoltre un saggio di Ilaria Sgarbozza sulla promozione delle arti di Ferdinando II di Borbone re delle due Sicilie (1846-1859), figura cruciale per questi anni e che, pur non mostrando "alcuna aria di conoscitore", come ebbe modo di osservare Francis Napier, fu acquirente generoso e mecenate per pittori e artisti, con la "riduzione" di Palazzo Reale a Napoli e gli interventi decorativi a carattere celebrativo nella Reggia di Caserta e a Capodimonte. La politica di acquisti ed esposizioni condotta da Ferdinando II e la promozione di rifacimenti e restauri sembrano così fare eco, in una sorta di pendant ideologico e culturale, alle iniziative pontificie di Pio IX. Il volume è completato da una serie di preziosi apparati, che consentono di individuare nuovi percorsi d'indagine, da sviluppare in futuro: Maria Saveria Ruga imposta un atlante del mecenatismo di Pio IX, utile e suggestivo indice dei luoghi delle commissioni papali, mentre il contributo di Alba Irollo sul mecenatismo dei Borbone dal 1848 al 1860 propone inedite linee di ricerca e una selezione delle fonti relative; l'amplia bibliografia è curata da Annalia Cancelliere. Chiara Piva e Maria Beatrice Failla

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