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6703
Mauro Curradi. Cera e oro. Meridiano zero. 2002
in- 8. pp. 400
ottimo
brossura
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Nei due anni della sua permanenza [in Svezia], si era anche dovuto adeguare a qualche opinione comunemente diffusa sul conto dei suoi abitanti: occorrevano trenta minuti per estrarli dal loro silenzio, trenta secondi per rimpiangerlo." Ma in effetti, più di Africa, di città di caffè e di profumi, questo libro tratta, in particolare dell'Etiopia post colonizzazione italiana nei suoi risvolti politico-sociali. Lo scomparso e pressoché sconosciuto Mauro Curradi, è un fine narratore dalla penna agile e incisiva dall'incedere hard-boiled, ma solo nello stile, non nel contenuto; una specie di via di mezzo fra Harvé Le Corre, il Flaiano di Tempo di uccidere, e un pizzico di melanconico intimismo alla Morselli, e ciò mi è piaciuto. Curradi (1925-2005) appartiene a quella generazione di scrittori attivi negli anni in cui solo chi sapeva scrivere, pubblicava. Letterariamente parlando, sono anni da rimpiangere, e da rimpiangere è anche quella lingua italiana impeccabile, efficacissima e non affettata; tanto bella quanto rara, ora. Cera e oro, un romanzo da tenere presente, per la lingua, l'ambientazione e la particolarità delle situazioni messe in scena. Solo un po' di appesantimento della trama nella parte centrale. "Un etnologo americano in un suo saggio sull'Etiopia, si dilunga in interpretazioni sul fatto che qui i nostri ragazzi passeggiano tenendosi per mano. Freud non ha niente a che vedere con gli etiopi e nemmeno con gli italiani. Almeno questi italiani. Strade e figli è tutto quello che ci lascerete. Nemmeno la bruttezza è mai stata per voi motivo di discriminazione. Quando una ragazza è bruttina, le nostre madri dicono: non piangere. Troverai anche tu il tuo italiano."
Recensioni
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