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2008
1 gennaio 2008
192 p., ill.
9788882201524

Voce della critica

La commedia in due atti di Karolina Pavlova, che approda per la prima volta in Italia grazie a Giovanna Spendel, ha un doppio motivo d'interesse. Appartiene alla schiera di opere di grande successo che poi, per misteriose ragioni, sono scomparse. Dopo il fortunato debutto a Dresda, nel 1859, le tracce della commedia infatti si perdono e il testo resta sconosciuto anche in Russia fino a oggi, fatto strano visto che l'autrice è una nota poetessa dell'Ottocento russo e, da quando si trasferisce in Germania, tedesco. L'altro motivo di curiosità è legato alla personalità di Pavlova e alla sua vita, tra povertà, amori tormentati e platonici o scandalosi, salotti letterari e incontri (Puskin, Aleksej Tolstoj, Liszt), insomma, una versione, a tratti "moderna", della bohème parigina che influenzerà la sua opera. La commedia ripropone le sue tematiche preferite, prima tra tutte la denuncia della situazione subalterna della donna nella società del tempo. Aline, la protagonista, è una giovane sposa disillusa dalla vita. Il suo microcosmo, fatto di gelatine di frutta e attese del marito, riflette bene la routine di un matrimonio che cerca di addomesticare ogni ardore. Ecco dunque una gentile prigione di francesismi e belle maniere, in cui ci sono giardini e passeggiate, ma manca il respiro della natura. È la realtà immaginata, quella del desiderio, che ora vibra ora irrompe nelle "giornate dipinte di grigio". Fin qui il "romanticismo" di uno spirito lucidamente critico e ironico nel suo "femminismo" ante litteram. Ma la commedia diventa di una sconcertante attualità nel rapporto tra Aline e il marito che, delusi dal loro ménage, cercano nuove emozioni nella corrispondenza con due sconosciuti, rispettivamente con un poeta misterioso lei, e con una donna dalle presunte diverse qualità lui. La relazione, "virtuale", anticipa la dimensione solitaria e onirica di quelle odierne, consumate in chat. Stesso epilogo: un appuntamento al buio con finale a sorpresa; stessa nostalgia per un rapporto idealizzato e identico bisogno di cercarlo in un altrove tanto più seducente quanto più relegato nel mondo del sogno.
Laura Fusco

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