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Dettagli

2022
8 marzo 2022
228 p., Brossura
9788804746201

Descrizione

I ragazzi che non fanno l'ora di religione si chiamano Hossein, Amal, Safia, Michele, Meng e sono bengalesi, egiziani, italiani, cinesi. La protagonista di questa storia insegna loro una materia che si definisce a partire dal suo contrario, una materia che ai consigli di classe non conta nulla, che non ha programmi e, nel caso dell'istituto professionale in cui ci troviamo, non ha nemmeno un'aula. Nelle sue ore sparpagliate tra mensa, aula video e palestra, si inventa uno spazio in cui parlare con i ragazzi di sesso, di rapporti di potere tra uomini e donne, di discriminazione, razzismo, pornografia. Si appropria di questa zona franca, questo spicchio di far west tra le ore di inglese e matematica, per mettere in discussione le loro idee sull'identità di genere, l'orientamento sessuale, il consenso. E per farsi ascoltare da questi adolescenti, che a volte non sanno nemmeno l'italiano e magari dopo la scuola spacciano o fanno da genitori ai loro fratelli, li provoca, li spiazza, chiede la loro opinione, ascolta la loro musica, racconta di sé e della sua visione del mondo. Se in classe è appassionata e intransigente, fuori dalla scuola la sua vita è caotica e piena di crepe; abita in un monolocale di diciotto metri quadri e pratica con convinzione la materia alternativa all'amore: cerca gli uomini quando è triste e si annoia, da loro vuole il gioco, la tenerezza, il piacere, rifugge dalla religione della coppia e non crede che fare un figlio e costruire una famiglia possa dar senso a una vita. La seguiamo per un anno scolastico dentro e fuori dalla classe – tra un collegio docenti, un flirt nato in un negozio di casalinghi e un tentativo di spiegare il sessismo ad Amal e Nadir – in un momento cruciale della sua esistenza, in cui è costretta a guardare in faccia alcuni dei suoi nodi irrisolti.

Proposto da Veronica Raimo al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:
«Ho partecipato a un incontro in un carcere femminile insieme a Laura Marzi ed ero ammirata dal rigore, dalla complessità e dalla dolcezza delle sue riflessioni e delle sue risposte alle detenute. Sono tre cose che ho ritrovato nel suo romanzo d’esordio, La materia alternativa, ed è per questo che sono felice di presentarlo al Premio Strega di quest’anno. La materia alternativa è un libro che segue due piani paralleli e irrimediabilmente intrecciati, quello dell’insegnamento in un istituto superiore e quello della vita personale di una giovane insegnante precaria. È un romanzo che affronta due temi sempre a rischio di retorica: la scuola e il desiderio femminile, e lo fa nel modo più intelligente possibile, attraverso una dimensione privata che diventa politica. Al determinismo sociale di una scuola classista e di una vita sentimentale che si può risolvere solo nel coronamento di una vita di coppia, Marzi ci ricorda costantemente che esiste un’alternativa. Per me il senso della letteratura è questo: non la ricerca di una catarsi, ma della possibilità di un’altra via, anche se non abbiamo alcuna certezza che sia quella giusta.»