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Mettiamo da parte l'asceta orante dalle nudità catafratte, pudicamente, in lunghissime chiome: nel profluvio ormai incontenibile di santini New Age, l'icona della Maddalena è stabilmente passata da testimone del Risorto in un orizzonte di trascendenza (come nelle fonti evangeliche e in un lungo itinerario agiografico medioevale) a modello neopagano di religiosità immanente, sacerdotessa di riti e miti della sessualità. Una trasformazione affascinante ed equivoca, riccamente variegata in secoli (soprattutto i due ultimi) di elaborazioni artistiche, sincretismi e magie: e di quest'evoluzione rende conto la nuova puntata del grande polittico che da anni l'autore sta conducendo sui miti postmoderni. Dall'eterno femminino di Goethe ai ritorni di Dioniso, Iside e delle streghe (Michelet e Leland in prima fila), alla controcultura matriarcale 1870-1930 e al trionfo di archetipi femminili in letterati, mitologi e psicologi novecenteschi (Graves, Campbell, Hillman), fino al "futuro arcaico" di letture antropologiche fortemente connotate di ideologia, l'analisi di Iannaccone incalza criticamente le fonti spesso nobili di un'attuale vulgata un po' triste. E se nel corso degli ultimi secoli interpretazioni problematiche, opinabili o addirittura fantasiose hanno contribuito a sostenere battaglie civili in sé fondamentali a partire da alcuni filoni del movimento di liberazione della donna , un'analisi a freddo su tale evoluzione pare almeno benvenuta. Certo le implicazioni sono immense, e una mappatura pur attenta come quella in esame non può esaurire la complessità del tema che d'altro canto tocca sensibilità ideali anche diverse da quelle dell'autore. Ma se "I giochi per la conquista dell'immaginario, per la captazione delle 'potenze dell'aria', ovvero della massa delle mode e delle immagini prevalenti, che creano il clima delle epoche, continuano", l'importante è che ne siamo coscienti.
Franco Pezzini
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