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2004 - Mostra d'arte cinematografica di Venezia - Miglior attore (Coppa Volpi) - Bardem Javier
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Mare dentro di Amenabar affronta un tema importante e difficile come l’eutanasia riuscendo nel difficile compito di non risultare retorico ne stucchevole, bensì schierandosi in maniera spontanea dalla parte di Ramon, ma come semplice gesto di rispetto alla volontà altrui. L’eutanasia è dibattito politico e legale, ma soprattutto è conflitto morale e religioso. Ma il dibattito ed il confronto cosa sono rispetto alla mancanza di libertà, di essere e di vivere la propria vita come si vorrebbe? Grande Bardem nella parte Ramon Sanpedro e molto brava anche la Rueda, così come tutte le donne protagoniste del film.
Ottima la gestione registica di Amenabar, con alcune sequenze ben progettate e ben realizzate (e con una componente metaforica che spesso emerge). Gradevole la fotografia, dai toni globalmente caldi. Più che buona anche la colonna sonora, con alcune scelte musicali che mi hanno particolarmente colpito (per esempio il pucciniano "Nessun dorma", nella scena del volo dal forte sapore metaforico). Nel complesso ciò che ne viene fuori è un film potente, che si regge quasi interamente sulle (resistenti e sufficientemente larghe) spalle di Javier Bardem e che gode della grandissima prova di quest'ultimo. Il rischio che si poteva correre affrontando tematiche come quella dell'invalidità e dell'eutanasia era di lasciarsi andare ad una deriva strappalacrime che avrebbe fatto del film un drammone facilmente dimenticabile. Così non è stato e il risultato finale è una pellicola intensa, dura a tratti, emozionante e, cosa più importante, in grado di far riflettere. Film consigliatissimo, senza dubbio.
Opera profonda ed importante del regista spagnolo Amenabar, Mare dentro affronta un tema importante e difficile come l’eutanasia riuscendo del difficile compito di non risultare retorico, eccessivamente drammatico ne stucchevole, bensì schierandosi in maniera spontanea dalla parte di Ramon, ma come semplice gesto di rispetto alla volontà altrui. L’eutanasia è dibattito politico e legale, ma soprattutto è conflitto morale e religioso. Ma il dibattito ed il confronto cosa sono rispetto alla mancanza di libertà, di essere e di vivere la propria vita come si vorrebbe? Che tipo di riflessione, per quanto lucida, è concessa a chi è costretto a guardare il mondo da una finestra e che non riesce spesso a liberarsi neanche dalle invisibili (e forse ancor più pesanti) catene dell’anima? Qual’è l’amore vero, garantire la sopravvivenza altrui, a prescindere (ma spesso per migliorare la propria) o concedere la libertà eterna, soffocando, se necessario, le proprie paure? Tante domande che andrebbero affrontate nella propria intimità, non c'è dibattito politico o religioso, c'è solo un confronto, sincero, con se stessi.
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