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Osservatore attento delle situazioni e degli atteggiamenti umani, Severgnini compie un'esplorazione del mondo dello sport, analizzandone gli aspetti che ne fanno un elemento indispensabile nella vita di ognuno. Con grande spirito d'osservazione ed ironia, pone ad oggetto del suo libro molte situazioni che sono tipiche della "sportività" di tutti noi e delle quali, forse, non tutti sono consapevoli. Un buon libro per chi ama lo sport, senza sapere che può anche non essere agonistico.
Recensioni
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«Gioca, così da poter essere serio». Con questa citazione di Anacarsi, uno dei Sette Sapienti dell'antichità, Beppe Severgnini introduce il suo nuovo libro, che, dopo il Manuale dell'imperfetto viaggiatore e il Manuale dell'uomo domestico, affronta un altro aspetto fondamentale della vita di ogni italiano: lo sport. Grande passione di Severgnini (pubblicamente confessata dall'autore in numerosi articoli e interventi giornalistici), lo sport offre lo spunto per una variegata serie di considerazioni semiserie, in cui ogni lettore può facilmente riconoscere le proprie "debolezze" e quelle di amici, parenti e conoscenti. Perdendosi in un'esilarante sequenza di rivelazioni l'autore compie un «lungo viaggio dentro l'acqua e sulla neve, oltre il tennis e nel golf, tra tentativi di pescare e canestri sbagliati di poco, salite in bici e discese con gli sci, pallavolo nel sole e motociclette sotto la pioggia. Lo sport infatti è tutte queste cose, e molte altre ancora». Nessuna delle sue molteplici declinazioni viene trascurata; a partire da quelle classiche fino a quelle più insolite, ma, a un'attenta analisi, perfettamente riconoscibili nei consueti comportamenti quotidiani. Tra le originali espressioni del gioco, si possono riconoscere lo sport filosofico, sentimentale, generazionale, familiare, sociale, mentale. Anche l'italiano meno atletico e fuori allenamento rientra a pieno titolo tra i cultori di queste discipline: Beppe Severgnini lo sa ed è pronto a smascherare impietosamente le sue prodezze sul campo. Che dire di quel campione dello sport sociale che è l'uomo-nato-arbitro? «Ogni volta che sorge una discussione, sentiamo nelle orecchie il suo antipatico fischietto
vuole decidere, stabilire, pacificare, mettere d'accordo». Cosa commentare di fronte ai tipici esponenti dello sport generazionale: frotte di quarantenni in crisi che, dopo anni di completa inattività, l'improvvisa passione per la bicicletta induce a «vestirsi come Arlecchino e camminare come Charlot»? Per non parlare delle molteplici tipologie del Papà allenatore: preferireste un Genitore mazzoniano («si incavola, grida, sbuffa, ulula come un coyote e salta come un canguro») o un Pater Cuper («onesto padre di famiglia, segue le partite con aria accigliata, quasi cupa»)?
Insomma, lo sport raccontato da Severgnini non è soltanto un divertimento; è l'altra faccia di un Paese, di una società, di una generazione, indagata con uno sguardo tanto ironico e disincantato quanto profondo e rivelatore.
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