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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2012
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L'idea di base non è forse originalissima Leo è un cane poliziotto, ed essendo quasi coetanea di Lepri ho riconosciuto il riferimento alla serie Tequila e Bonetti, (ovviamente nella versione originale americana del '92 ), molto più pertinente rispetto al Commissario Rex, per quanto citato nella storia, che non solo è una serie tedesca, ma è anche successiva (1994). Sarebbe bello poter appurare se davvero gli animali amino così tanto la televisione o non siano piuttosto i nostri comportamenti a condizionarli. (Il mio gatto non credo sappia cosa sia la TV, in compenso sta imparando ad usare il Kindle.) Enzo, il cane-protagonista di "L'arte di correre sotto la pioggia" era un appassionato di documentari del National Geographic Channel e di Formula Uno, mentre Leo, più prosaicamente, non si perde mai i Looney Tunes. La commistione con il cinema non si limita a questo. La colonna, non solo musicale, della storia è Ghost, altro prodotto cinematografico anni '90. Se il cane-narrante è un elemento non nuovo e i riferimenti cinematografici abbondano, la trama si snoda lungo un percorso personale del tutto originale e alcune battute sono semplicemente geniali ed esilaranti. Molto"umana" è la lucida analisi della difficoltà dei rapporti tra uomo e donna. Leo osserva come per gli animali sia molto semplice trovare l'anima gemella - spesso è sufficiente un odore - mentre per gli esseri umani la costruzione di un rapporto a due è soggetta al rispetto di innumerevoli regole. Gli umani "sono ossessionati dai perchè e cercano continuamente la perfezione. Ma non ci riusciranno mai, perchè non hanno la nostra capacità di percepire, di lasciarci guidare dalle cose elementari della natura come gli odori. La maggior parte di loro riesce a vedere soltanto cose solide e molto grandi"
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