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«C'incombe forse il compito di portare alle estreme conseguenze il pensiero di Mallarmé?», si chiedeva nel 1960 Paul Celan. Jean-Paul Sartre nella Lucidità e il suo volto d'ombra, per la prima volta tradotto in italiano, affronta la poesia di Mallarmé proprio per dedurre le conseguenze metafisiche in essa implicite. Sartre rileva sia gli aspetti eminentemente filosofici – che mette in relazione con Spinoza, Hegel, Nietzsche, Heidegger, sia quelli che promanano dall'«abisso centrale» e che sembrano porsi a un livello antepredicativo e prelogico. «Eroe, profeta, mago e tragico» e poeta del disincanto, Mallarmé spinge il nulla nel cuore della parola; la forma autentica della poesia è la negazione pura, perché egli, «più e meglio di Nietzsche, ha vissuto la morte di Dio; ben prima di Camus, ha sentito che il suicidio è la questione essenziale che l'uomo deve porsi. La lotta di Mallarmé contro il caso sarà ripresa da altri, ma nessuno lo supererà in lucidità».
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