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L'autore di questo meraviglioso saggio esplora in maniera eccellente tutte le ere esiziali del nostro pallido Pianeta Blu delineando un quadro così ricco di spunti che decidi di conservare un libro del genere per tutta la vita. Sono certo che quest'opera - che puo essere citata dall'inzio alla fine - non è soltanto un saggio divulgativo, ma un classico che difficilmente supererà la prova del tempo.
Se devo trovare un difetto al libro direi che sottotitolo e quarta di copertina sono decisamente fuorvianti rispetto a quello che è il contenuto del testo; il principale pregio, invece, lo riassumerei con un “per fortuna”. Non desideravo trovarmi fra le mani un “Jurassic Park”, né un “Cantico delle Creature” (ma morte): non volevo quel tipo d´opera simile nei propositi ad un libro di testo, ma più friendly, e che, come la media dei libri di testo, diventa grossomodo inutile al farsi strada di nuove evidenze scientifiche. Qui le pagine sono pregne, prima che di nozioni, di riflessioni; eppure non ci sono risposte, imposizioni paternalistiche di una visione autoriale del rapporto fra i viventi, ma domande, tante, che suscitano mille diversi ragionamenti e sensazioni prendendo contemporaneamente mente e pancia. Dico di più: il linguaggio usato rende il libro un vero piacere, semplice senza essere semplicistico, fruibile (traendone piacere, io credo) da persone provenienti dai contesti più disparati e le formazioni più diverse. Per intenti e risultato oso accostarlo ad opere come quelle di Gould o Sacks: divulgazione di primo livello, godibilissima ad anni dall´uscita, perché la riflessione di fronte alla vita, o alla morte, o all´estinzione, perfino quella di specie che giudichiamo bruttine o almeno poco coinvolgenti, non conosce obsolescenza; e pazienza se qualche notizia si supererà e qualcosa ancora risulterà incompleto, l´anima del libro è altra.
"Guardare l'estinzione in faccia vuol dire rendersi conto che abbiamo in mano l'enorme potere di cambiare il destino della storia della Terra. La biosfera in cui ci troviamo, infatti, non è uno sfondo neutro, ma qualcosa che plasmiamo a nostra misura, modificandola e distruggendola per crearci spazio, a un prezzo che non abbiamo ancora stabilito del tutto." Così l'autore esplicita le sue intenzioni nella premessa, "Ricominciamo dalla fine". Il libro è composto da undici capitoli suddivisi in quattro parti: "Non è per sempre" (introduzione e infarinatura sugli argomenti generali), "Quattro destini" (capitoli Aria, Acqua, Caldo, Cielo, ovvero la descrizione delle estinzioni avvenute in precedenza), "Scimmie con la falce" (un titolo, un programma) e "Resurrezione". Il racconto del mondo preistorico e degli organismi e animali che lo popolarono s'intreccia con le direzioni della ricerca scientifica e con i pro e i contro delle soluzioni proposte al problema dell'estinzione. Sandal affronta molti punti di vista e criticità - dalle varie classificazioni delle specie estinte o in pericolo al Movimento volontario per l'estinzione umana, dal veganesimo ai progetti che si propongono di de-estinguere alcune specie, ad esempio il mammut. I riferimenti sono moltissimi; più di trenta pagine di note a fondo volume, tra libri (Cuvier, Balzac, Stephen Jay Gould, Dawkins, Edward O. Wilson, Rachel Carson, Borges, Freud), articoli scientifici, film (Jurassic Park, Star Wars) e musica (Ecocide degli Earth Crisis). Il mio capitolo preferito è decisamente l'ottavo, "Mancanza", nel quale viene spiegato lo sciovinismo tassonomico ovvero quel bias in base al quale le specie di vertebrati vengono studiate migliaia di volte in più rispetto agli insetti - per non parlare delle piante o dei funghi. Un'altra cosa che ho apprezzato molto è la parte autobiografica o memoir che dir si voglia: già dalla dedica al figlio, mi sono commossa.
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