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Anno edizione: 2009
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Singer dipinge un bellissimo personaggio, Yasha, il mago di Lublino: un celebre funambolo, prestigiatore, illusionista, ipnotizzatore, maestro nell'arte di aprire serrature e nel sedurre le donne. Il suo travaglio interiore, la sua lacerazione prendono vita sullo sfondo una Polonia ebraica, Varsavia, la campagna e un variopinto quadretto di generi umani. Una specie di Siddarta che fugge dalla lussuria per fare ritorno al villaggio natio, per rinunciare al Desiderio e rifugiarsi in Dio. Anche in questo libro Singer si concentra sull’universo interiore dei personaggi, accompagnandoli in un percorso di crescita e formazione. Prima li denuda, poi li espone al ridicolo e poi li risolve. Interessante…anche se, forse, in profondità, irrisolto.
Recensioni
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Nella bella e un po' appartata collana dei "Narratori" Longanesi, esce con un'introduzione nuova di zecca di Alessandro Piperno un classico della letteratura yiddish. È davvero di pregio il saggio introduttivo perché, una volta tanto, non si trova appiccicato tanto per dar lustro, ma è un'occasione per ripercorrere la storia di alcuni grandissimi scrittori ebrei partiti dalla condizione di émigrés in America. Si tratta, ovviamente, oltre a Singer, di Saul Bellow e di Philiph Roth, i quali, a diverso titolo, hanno concorso a descrivere e fondere insieme i tratti tipici (ironia, malinconia, ossessione per il sesso, memorie d'infanzia) dell'ebreo americano. In particolare, Piperno, con piglio assai originale, punta il dito al sentimento che più di tutti gli altri ha tenuto insieme questi colleghi scrittori: l'odio. "Sempre più mi convinco che l'odio per ogni collega vivente sia un corollario inevitabile del mestiere di scrittore, non meno della penna, del computer, della vanità, dell'ispirazione". E l'invidia, quella che sempre nutrì Bellow nei confronti di Singer, pur dopo averlo tradotto e portato nel mondo. A parte i commenti, le battute salaci, l'insofferenza tra grandi, Il mago di Lublino dimostra che Singer fu anche, oltre che scrittore di mirabili racconti, ottimo romanziere. Qui il protagonista è Yasha, illusionista al pari di Houdini, che si converte appena in tempo, prima di abbandonare la fedelissima moglie Esther per fuggire con la sua giovane amante. Un romanzo sull'eccesso e sul bisogno di fuga scritto da un premio Nobel oggi dimenticato. Un uomo che, come ricorda Piperno in chiusura, non poteva dimenticare i suoi morti: li vedeva incarnati nei piccioni assiepati in un giardinetto dell'Upper West di New York: "La morte occupa ogni anfratto della sua narrativa. I suoi piccioni. Ne era ossessionato. I morti. I suoi morti".
Camilla Valletti
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