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Menis Kumandareas, nato nel 1931 a Atene, è autore di quindici libri tradotti in parecchie lingue, da cui sono stati tratti film e sceneggiati, e a sua volta traduttore di classici anglosassoni e tedeschi. Questo robusto romanzo ambientato a Salonicco, Volos e Atene, fascinosamente piovose e notturne, tra squallidi alberghetti e caffè pieni di fumo, narra la vicenda di Vasilis "Bill" Seretis, giovanissimo proletario fuggito di casa per cercare un riscatto nel calcio. Bill ha talento, in breve tempo dà la scalata al successo giungendo a giocare in una squadra di serie A, ma è orgoglioso, incapace di disciplina, individualista, accumula errori e si aliena la simpatia di tutti i personaggi più o meno ambigui che incontra, dispostissimi ad aiutarlo finché la sua parabola è in ascesa, ma pronti a lasciarlo al suo destino non appena si dimostra un perdente. Per baldanza e esibizionismo si infortuna, ma non ha la forza di volontà di seguire le cure necessarie per ricuperare la forma. La stessa incapacità di trattenere quello che ha, Bill la dimostra nella vita privata, nei rapporti con la famiglia d'origine e con le donne. Quello che gli manca è la furbizia, il calcolo, imbroglia e si fa imbrogliare, illudendosi fino all'ultimo che riuscirà a rimontare la china. Brillante meteora del mondo sportivo, brucia il suo breve momento di gloria sbagliando tutte le mani e rimane un mistero per quelli che l'hanno conosciuto. Una storia di grandissima solitudine, nervosa nel ritmo e molto avvincente, fitta di dialoghi, che non indulge in psicologismi, parla della irrimediabile perdita della gioventù e piace anche se non si è tifosi e del calcio non si sa niente.
Consolata Lanza
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