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"Un buon esergo per Le macchine orientali – secondo capitolo dell’epos infernale iniziato da Luppino con Le brigate – avrebbe potuto essere la frase con la quale Ezequiel Martínez Estrada chiude il suo Marta Riquelme: “Lettore, farai meglio a non leggere questo libro. Vi troverai tutte le nefandezze di cui è capace un’anima impura”. Come Kafka, come Lautréamont, come Poe, come Osvaldo Lamborghini (e, oggi, come il solo Thomas Ligotti), Ariel Luppino è il creatore di un cosmo con regole sue proprie, scritte in una lingua manifestamente innaturale; il demiurgo di una realtà unica, irripetibile, autoconclusa, di un "non mondo” che trova in sé e soltanto in sé il nutrimento della propria aberrazione". Letteratura davvero nuova e spregiudicata, "strana" nella migliore accezione del termine. Peccato che qui da noi si vendano e leggano sempre gli stessi. Peccato che Luppino non abbia gli sponsor giusti.. E.peccato che Arcoiris non sia Adelphi..
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