'Diceva Bernardo di Chartres che noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'acume della vista o l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti'. In questa celebre metafora citata per la prima volta da Giovanni di Salisbury, allievo del filosofo Bernardo, è racchiusa l'idea della cultura come una continua costruzione degli uomini, in cui i pensatori moderni, pur nani rispetto ai grandi fondatori del sapere del passato, possono progredire proprio in virtù delle acquisizioni precedenti. Un senso del debito dei moderni verso gli antichi che può descrivere perfettamente il legame profondo che unisce gli allievi ai maestri e la relazione attraverso la quale il magistero dei primi si innerva nella pratica dei secondi, fornendo loro non solo un privilegiato punto di osservazione ma anche quel bagaglio di saperi e competenze che sarà punto nodale della crescita e del potenziale superamento. Così deve essere accaduto a Giorgio Morandi e Luciano De Vita, che fu allievo e assistente di Morandi e poi suo successore alla cattedra di Tecniche dell'incisione, e che con questa mostra l'Accademia di Belle Arti di Bologna vuole onorare ma soprattutto vuole collocare definitivamente nella sua riconosciuta condizione di Maestro. Perché Luciano De Vita, una volta tornato nel 1975 nell'Accademia che lo aveva formato, dovendosi confrontare con un'eredità morandiana tanto impegnativa quanto stimolante, la seppe arricchire fornendole un impianto di vera e propria Scuola, nella quale nuove figure di giovani artisti, formatisi negli stessi laboratori, si sarebbero riconosciuti incarnandone lo spirito e sapendolo tradurre, nel decennio successivo, nell'attuale quinquennio di Grafica d'arte. Ma la mostra Luciano De Vita. Antologica, pur soffermandosi ampiamente sulla produzione artistica legata alla calcografia e ai diversi linguaggi dell'incisione, vuole restituire dell'artista un percorso creativo assai più ricco e variegato, in grado di spaziare dalla pittura, innanzitutto, alla scultura e alla progettazione di visionarie scenografie teatrali.
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