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scheda di Arbace, L., L'Indice 1993, n. 4
Tra la produzione pittorica e grafica di Luca Giordano sparsa tra monumenti e raccolte di mezza Europa e d'America, e la letteratura critica che se ne occupa esiste un parallelismo per lo meno insolito: entrambe tendono a crescere a dismisura al punto da superare a tutt'oggi, anche a voler essere severi, gli oltre duemila titoli. Come all'interno della bibliografia variano le dimensioni e lo spessore dei contributi, allo stesso modo la multiforme attività dell'artista - tra le voci più autorevoli della cultura figurativa dell'età barocca - spazia dal foglio d'appunti alla monumentale impresa ad affresco: l'una e l'altra proponendosi come fitte di idee e di "pensieri" e sviluppate anche fuori dai confini nazionali.
Annodare le fila e intessere una lucida trama disponendo di materiali quantitativamente tanto ingenti e anche tanto diversificati per qualità e impegno (poiché vale la pena di credere al De Dominici quando afferma che lo stesso Giordano ammetteva di aver utilizzato "pennelli d'oro, d'argento e di rame" a seconda delle richieste della committenza) non è impresa da poco, ed è quindi doveroso rendere merito al tandem di studiosi - Oreste Ferrari e Giuseppe Scavizzi - che si è assunto tale onere, pubblicando a distanza di ventisei anni una nuova monografia sull'artista. Nuova e diversa poiché va a confrontarsi con le tante novità emerse, grazie al tenace percorrimento di piste delicate e ostiche da parte di numerosi ed eccellenti studiosi: tra i quali vanno ricordati Walter Vitzthum per i disegni, Labrot, Strazzullo, Ruotolo e Nappi per le ricerche archivistiche, e il saggio di Thomas Willette che restituisce il giusto peso al contributo del principale biografo degli artisti napoletani, Bernardo De Dominici. E se della prima monografia del 1966 resta ancora un punto di riferimento il ponderoso capitolo introduttivo che inquadra Luca Giordano nel contesto culturale da cui prende le mosse, nella nuova opera il punto di forza è rappresentato dai due capitoli, peraltro assai godibili nella lettura, su "Il Giordanismo" e "La fortuna critica", nei quali viene restituito adeguato spazio all'entourage del maestro e alle principali fonti critiche che hanno mantenuto vivo l'interesse per l'artista nel corso di ben tre secoli, senza soluzione di continuità a dispetto delle mode.
Un'agevole consultazione della monografia è garantita dai ricchi indici - tra tutti si segnala un assai utile indice tematico, che elenca una varietà di temi dalla portata enciclopedica. Il regesto, suddiviso in dipinti, disegni, incisioni, opere distrutte, opere non rintracciate ed opere di attribuzione non accolta non mancherà di far discutere e promuovere ulteriori indagini.
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