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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2013
Da vero reporter appassionato al suo mestiere e come un autentico giramondo anche un po' bohémien per il suo stile di vita, Ettore Mo torna sulle strade dei suoi reportage per raccontare la realtà odierna di dieci Paesi visitati nel corso di vent'anni di carriera come inviato di guerra per il Corriere della Sera. Una vicenda, quella professionale del giornalista piemontese, iniziata a 47 anni quando l'allora direttore del quotidiano di via Solferino, Franco Di Bella, lo spedì dalla redazione spettacoli nel bel mezzo della rivoluzione khomeinista a Teheran. Era il febbraio 1979 e Mo iniziava così, grazie all'intuito di un bravo direttore, a scrivere pezzi dall'Iran. Da quel momento non si sarebbe più fermato. Dall'Afghanistan al Nicaragua, dalla Liberia al Messico, dalla Cambogia a Cuba divenne testimone eccezionale di guerre e conflitti ultradecennali. In questo libro il decano dei reporte di guerra torna in quei Paesi insanguinati per raccontare nuove storie di ordinario dolore dalla periferia del mondo.
Il racconto riparte da Kabul, la capitale afghana martoriata dalle occupazioni militari, nel passato più lontano gli inglesi, poi nel '79 i sovietici, ancora il regime dei mujahiddin e dei talebani e, dal 2001, sotto la presenza delle truppe americane e europee della Nato. L'Afghanistan oggi è ancora un Paese blindato, in preda alla corruzione dilagante, con i talebani che controllano il cinquanta per cento del territorio. Ma il Paese è anche in crescita, voglioso di modernità, di nuove tecnologie, si sono costruite nuove strade e scuole, e tra mille difficiltà si sono tenute le elezioni politiche. Quello che però resta in sospeso, scrive Mo, è quando finirà questa guerra tra il governo di Karzai, i talebani e le altre tribù: a questo «nessuno è in grado di dare una risposta».
Proseguendo nella lettura di questi affascinanti articoli ci ritroviamo in Nicaragua, oggi una delle nazioni più instabili dell'America latina, dove il presidente Daniel Ortega vive ormai completamente isolato nella sua villa di Managua protetto da una barriera di palme: la stessa sontuosa dimora che occupò nel 1979, nei giorni del trionfo della Rivoluzione sandinista, di cui era il capo. Per raccontarci la deriva di quel sogno rivoluzionario, Mo sceglie le parole del "comandante Zero", Edén Pastora, oppositore della dittatura dei Somoza prima, e ora avversario di Ortega e di tutti gli ex sandinisti voltafaccia e ammalati di potere.
Anche le altre cronache di questo libro si soffermano su terre del sud e del centro America: Perù, Venezuela, Messico, Bolivia, fino al viaggio nella Cuba dei figli della Revolución. Non mancano però i reportage dall'Africa (Liberia) e dall'Asia (Cambogia e Sri Lanka). Sono pagine di storie, incontri, interviste, ricordi, un prezioso contributo alla conoscenza degli angoli più remoti del nostro pianeta, scritte con stile chiaro, asciutto, senza fronzoli. Qui leggiamo fatti, non opinioni. Come si addice a un vero giornalista.
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