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L'impresa era di quelle epiche: individuare e formalizzare una sintassi logica dell'inconscio e quindi del sogno in un ambito di ricerca psicoanalitico e con intento rivoluzionario della disciplina in quanto un tentativo di analisi matematica della pulsione libidica dell'inconscio dei suoi messaggi del suo linguaggio figurale del teatro del sogno e delle sue figure oniriche non era mai stato fatto. Lo fa l'autore con una apertura epistemica di tipo proposizionale con ricorso a modelli della logica dei predicati, ma l'esito è incerto. Indubbiamente l'approccio logicista genera una scepsi del linguaggio psicotico ed anche una sua categorizzaazione ermeneutica che sono suggestive: la rigidità anche semantica del pensiero schizoide, la incapacità di distinzione dei piani emozionali del rapporto e del suo linguaggio interattivo l'interpretazione letterale tipicamente schizoide della metafora, sono analisi di rilevante interesse. E' tuttavia nel momento in cui il lettore si aspetta la formulazione del suo postulato fondamentale e che cioè l'inconscio abbia le sue leggi e che quindi come tutte le leggi scienitfiche siano formulabili in termini di equazioni è qui che l'opera si perde nel vago. Che l'inconscio abbia leggi di interpretazione e intelligenza lo prova la insuperata teoria freudiana sulla interpretazione del sogno; che nondimeno una assiomatica di questo genere manchi nell'opera di Matte Blanco è evidente, anche se il rinvio alle logiche non classiche può giovare a far supporre un ordine libidico ma non a dimostrarlo. Il ricorso a logiche formali di clalsse (insiemi) presentate come giustificative dele aggregazioni figurali della esperienza onirica prova che l'autore è fermo a categorie formali del pensiero razionale sulle quali si illude di poter fondare una epistemica del segno matematico, ma il giudizio di pertinenza di queste soluzioni o meglio adeguamenti è fatalmente sospeso dalla insufficiente capacità di conversione della libido in segno.
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