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L'attività dei tribunali inquisitoriali in Portogallo e Brasile fra Sei e Settecento, volta a estirpare le credenze "criptogiudaiche", è documentata e discussa in questo libro. La denuncia preliminare, i complessi meccanismi della confessione, i cerimoniali della vita carceraria, le tecniche di sorveglianza: l'autore esplora ogni angolo di questo labirinto, descrive tutti gli strumenti di un autentico "dominio del terrore". Ma la ricerca non si limita a illustrare i documenti, poiché possiede una forte carica attualizzante: seguendo infatti lo spostamento da una distinzione originariamente religiosa fra vecchi cristiani ed ebrei convertiti, fino a una discriminazione propriamente razziale (a partire dagli statuti spagnoli di "purezza del sangue"), Wachtel presenta le pratiche inquisitoriali come precise anticipazioni dell'antisemitismo e delle dittature contemporanee. Le forme spettacolari e pedagogiche che assume la proclamazione delle sentenze di condanna, così come la standardizzazione dell'apparato burocratico preposto al castigo dei giudaizzanti sono elementi pionieristici, che annunciano quella "combinazione di potere politico e sistema religioso (o ideologico), sorveglianza indefessa delle popolazioni, sovrapposizione di inchieste di polizia e procedure di giustizia" che sarà propria del totalitarismo. Lo dimostrano le pagine del volume dedicate alle cárceres de vigia dell'inquisizione, nelle quali i prigionieri erano spiati a loro insaputa per giorni interi, primo esempio della moderna tecnica di sorveglianza penitenziaria così ben descritta da Michel Foucault. La macchina delle persecuzioni antigiudaiche, insomma, assume già nel Brasile e nel Portogallo del XVIII secolo un carattere di perfezione, a cui le vittime potevano opporre soltanto la fedeltà della memoria, da trasmettere alle generazioni future.
Rinaldo Rinaldi
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