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La letteratura ispanoaraba – il cui inizio data convenzionalmente alla seconda metà dell’VIII secolo – appare percorsa, nelle sue varie manifestazioni, da laceranti e irrisolti contrasti, derivati sia dalla forzata convivenza dell’elemento arabo con il sostrato romanzo e cristiano, sia dal sentimento di esclusione e di esilio provato nei confronti della lontana madrepatria. In più, per le poesie oggetto della presente raccolta, entra in gioco la difficile situazione politica maturata nell’XI secolo, quando l’aggravarsi delle lotte intestine determinò in breve tempo la dissoluzione del califfato di Cordova in una congerie di principati autonomi. Tensioni, ansie, disillusioni formano dunque la sostanza più intima di queste poesie, opera di poeti tra i massimi del loro tempo e della loro cultura: Ibn Hazm (884-1064), Ibn Zaydûn (1003-1071), Ibn Khafâja (1058-1139). Dietro il velo in apparenza leggero e disimpegnato delle liriche qui antologizzate – intente a cantare i piaceri della carne e della tavola, lodando a turno la bellezza di una donna, la grazia di un fanciullo, la potenza di un vino forte e trasparente; ma non indifferenti al fascino di un paesaggio, di un tramonto, di un bel giardino – si avverte in realtà una malinconia profonda: tutto finisce con l’apparire precario e transitorio, e impossibile godere a pieno di una felicità che sembra comunque passeggera. Accompagnata da un’Introduzione storico-critica e da un essenziale apparato di note, queste Liriche offrono al lettore moderno una vivida testimonianza di un’antica e nobile civiltà, certo poco nota in Italia, ma ricca di umanità e di alti valori culturali.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
I tre poeti presenti in questa raccolta sono tutti vissuti nell'XI secolo. Il genere più intressante è quello della poesia erotica e bacchica. Frequenti sono i temi del vino e dell'amore. Le forbici dei censori si sono abbattute di più sulla poesia erotica ed in particolare su quella omoerotica, mentre si è sorvolato sulle poesie che celebravano il vino.
Pensavo che questo libro fosse una raccolta di liriche mozarabe, ma mi sbagliavo: è invece una raccolta di liriche di quegli arabi che scrivevano in arabo e che vissero in Spagna dopo la conquista araba. Ad ogni modo, le liriche sono della qualità che ci si aspetta da liriche arabe medievali, perciò non ne sono stato deluso.
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