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Si è tenuto a Salerno, nei giorni 5 e 6 novembre 1993, un Convegno organizzato dal «Centro Pio Rajna», in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica e Discipline dell’Interpretazione del locale Ateneo, sul rapporto tra Lingua e dialetto nella tradizione letteraria italiana: un tema di grande interesse, al quale è finora mancato un approccio critico serio e approfondito. Nel 1967, nel suo Storia e geografia della letteratura italiana, Carlo Dionisotti richiamava l’attenzione degli studiosi sulla necessità di affrontare la nostra storia letteraria in una prospettiva nuova e più ampia, che tenesse conto anche del fattore geografico e dialettale. Ogni regione italiana offre infatti, accanto a quella in lingua, una produzione in vernacolo, spesso di grande rilievo, che non è lecito in alcun modo ignorare: e basti pensare ai poeti napoletani Giulio Cesare Cortese e Giovan Battista Basile, al milanese Carlo Maria Maggi, nel Seicento, a Goldoni, a Porta, a Belli, e, in tempi più recenti, a Salvatore Di Giacomo, a Trilussa, a Eduardo De Filippo. Il Convegno ha inteso quindi, da un lato, ricostruire un quadro complessivo, di necessità sintetico, ma per quanto possibile compiuto, delle principali letterature dialettali d’Italia, esaminate in ordine geografico: dalla piemontese alla lombarda, dalla veneta alla friulana, dalla romanesca alla campana, alla siciliana, alla sarda, ecc.; dall’altro, mettere a fuoco, attraverso alcune relazioni iniziali, fondamentali problemi d’ordine critico e storico. Ne è emerso un panorama estremamente ricco, vario e mosso, per toni, voci, tematiche, che appare assolutamente necessario recuperare e riconsiderare adeguatamente all’interno del più ampio disegno della letteratura nazionale. Numerose comunicazioni poi, su aspetti e figure particolari della complessa realtà vernacolare, hanno completato i lavori, i cui risultati sono affidati ora a questo consistente volume di Atti.
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