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Dettando le leggi di un volere razionale e non empirico, in queste lezioni del 1914 - che per la prima volta rendono accessibile al lettore italiano il pensiero etico di Husserl - si delineano le condizioni di sensatezza del valutare e dell'agire, all'interno dei complessi rapporti che sul piano formale legano la soggettività ai valori. All'esistenza di un'etica formale e delle sue leggi a priori, Husserl giunge per via indiretta: attraverso l'impasse in cui fatalmente cade lo scettico pratico con la sua richiesta di rifiutare validità a qualunque richiesta. Ecco il controsenso pratico, analogon del controsenso logico, ed ecco poste le basi per un radicale parallelismo che porta ad articolare le diverse modalità della ragion pratica e assiologica sulla falsariga delle modalità della ragion logica. Ma si tratta di un parallelismo inevitabilmente asimmetrico: nella sfera pratica, infatti, viene subito a cadere la pretesa di autonomia assoluta delle possibilità pratiche rispetto alla situazione obiettiva del soggetto.
Nel corso di questa 'logica' della sfera emotiva, Husserl illustra in modo articolato il pronunciarsi della soggettività a fronte di un orizzonte di cose ed eventi verso cui siamo chiamati a prendere posizione, anche in assenza di una certezza piena. Analizzando le specifiche modalità deduttive del volere e del desiderio per rendere ragione della complessità dei dilemmi della scelta, vengono svelati alcuni nessi decisivi di quest'etica formale, sulla base del presupposto che vede i valori come grandezze confrontabili, soggetti dunque ad accrescimento o diminuzione in forza del postulato della mediazione e dell'assorbimento tra i diversi valori in gioco. Con queste lezioni Husserl ribadisce la reciproca comunanza degli atti conoscitivi e quelli emotivi, senza però tacere una supremazia di fondo della sfera logico-conoscitiva: 'dobbiamo' solo ciò che 'sappiamo'.
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