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Il regista Jon Favreau fa apparire un luogo magico in cui perdersi. Ed è solo una delle affascinanti delizie de Il Libro della Giungla, una meraviglia visiva che arriva diretta al cuore. Favreau, regista di film diversi tra loro come Iron Man e Chef, è riuscito a unire il meglio delle storie di Rudyard Kipling e del film Disney del 1967 in qualcosa di unico e indimenticabile. Guardatelo in 3D se potete, e preparatevi a restare meravigliati.
Il debuttante pronto a tutto Neel Sethi, unico umano in un cast di animali parlanti creati al computer, interpreta Mowgli, un ragazzino di 10 anni. Dopo l’assassinio di suo padre, Mowgli viene trovato nella giungla indiana dalla pantera Bagheera (doppiata nell’originale da Ben Kingsley, in Italia da Toni Servillo) e lasciato alle cure dei suoi nuovi genitori, i lupi Raksha e Akela (Lupita Nyong’o e Giancarlo Esposito nell’originale, Violante Placido e Luca Biagini in Italia). Una carestia ha convinto le diverse specie animali a combattere insieme il periodo di difficoltà. Ma la tregua è rotta dalla malvagia tigre del Bengala Shere Khan. Cieca da un occhio a causa del “fiore rosso”, il fuoco, cerca di convincere gli animali a unirsi contro Mowgli, essere umano e quindi causa della sua cecità. Dopo il commovente addio alla madre, Mowgli, con l’aiuto di Bagheera, parte per l’avventura per ricongiungersi con una tribù umana che non ha mai conosciuto.
Spaventoso, certo, ma anche emozionante. Questo perché Favreau, lo sceneggiatore Justin Marks, il direttore della fotografia Bill Pope (Matrix) e un miracoloso team di effetti speciali hanno reso tutto così vivido, così pieno di vita. Le immagini e il sound design raggiungono nuove vette quando Mowgli si muove nell’oscurità. I movimenti delle bocche delle creature, dalle scimmie alle tartarughe, sono naturali come quelli del maialino coraggioso Babe. State attenti a Kaa, un pitone gigante doppiato da Giovanna Mezzogiorno (Scarlett Johansson nell’originale), ci metterete un po’ a realizzare i suoi veri intenti.
Appena si inizia a sentire bisogno di ridere, appare Baloo, un orso pigrissimo con la voce di Neri Marcorè (negli Usa, Bill Murray). Baloo aiuta a riassestare la natura bonaria, letargica e mielosa di un mammifero che ultimamente ha cercato di trasformare DiCaprio in una gomma da masticare. È incredibilmente divertente, soprattutto quando duetta con Mowgli su Lo Stretto Indispensabile, il famoso motivetto del cartone Disney. Abbiamo anche una canzone interpretata da Giancarlo Magalli (Christopher Walken, nella versione USA), nel ruolo di Re Louie, il gigantopithecus che cerca di rubare a Kong il ruolo di re della giungla.
Il Libro della Giungla si fa strada verso un lieto fine senza lasciarsi infangare nel pantano della stupidità o del sentimentalismo sdolcinato. Favreau conquista tra risatine e sospiri per l’umorismo che porta alla storia. Non c’è nulla di cinico nel suo approccio al materiale. Avrete la sensazione che si sia divertito esattamente quanto voi. Lavorando lontano dalla giungla, in un palazzo di Los Angeles, il regista e il suo team di effetti speciali hanno costruito un mondo fantastico che sfida quello di James Cameron in Avatar e quello di Ang Lee in Vita di Pi. Il Libro della Giungla lascia qualcosa di raro nel cinema di oggi. Un senso di meraviglia. Voto 4,5/5
Recensione di Peter Travers
Un romanzo di formazione materiale e spirituale, che si affianca al film d'animazione senza sostituirlo
Trama
Il cucciolo d'uomo Mowgli è cresciuto con il branco di lupi di Akela e mamma Raksha, nel rispetto della legge della Giungla. Al termine della tregua dell'acqua, però, la tigre Shere Khan torna a cercarlo: lei non ha rispetto del territorio altrui e finché non avrà Mowgli tutti i lupi saranno in pericolo. Il bambino decide allora di lasciare il branco, per proteggerlo, e la pantera Bagheera, che per prima lo portò ai lupi quando era piccolissimo, s'impegna a condurlo là da dove è venuto: al villaggio degli uomini.
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