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scheda di Bonifazio, M. L'Indice del 2000, n. 04
Il volume raccoglie due frammenti del lascito bachmanniano, il Libro del deserto e Verrà la morte, composti fra il 1964 e il 1965.Due Io, forse femminili, si confrontano con le realtà circostanti in maniere molto differenti: il primo scopre nel deserto egiziano, "più forte di tutte le immagini che sono entrate nell'occhio", un luogo-zero sul quale misurare tutte le percezioni e tutti i rapporti, a partire da quelli legati al proprio corpo; il secondo si allarga a un noi-famiglia, che si nutre della memoria della morte dei suoi componenti tramite il racconto orale.Nella sua interessante postfazione, dal titolo Io senza me, Clemens-Carl Härle definisce il primo "io/corpo", il secondo "io/voce"; i due atteggiamenti si rispecchiano nei differenti stili di scrittura.L'io/corpo, infatti, parla in maniera frammentaria, concentrandosi su sensazioni fisiche che derivano da esperienze-limite, come il deserto, l'hashish, i rapporti con gli egiziani; rapporti che vanno al di là delle parole, che sono privi delle "prolisse ipocrisie dei bianchi"; l'io/voce sembra sciogliersi invece in una continuità narrativa che cela anche un tacito patto di silenzio fra i componenti della famiglia: "Sarei mai degna di appartenere ad una famiglia, se ne tradissi gli assassini, se ne denunciassi i ladri". In questi frammenti compaiono dunque molti temi cari a Ingeborg Bachmann; è proprio qui che per la prima volta compare l'idea delle Todesarten, dei "modi di morire", che avrebbero dovuto comprendere anche Il caso Franza, romanzo incompiuto in cui è confluita parte del Libro del deserto.
Massimo Bonifazio
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