(Siviglia 1547 - Città di Messico 1615?) narratore spagnolo. D’origine ebraica e di buona formazione umanistica, fu costretto a vivere a lungo con modeste mansioni di esattore e di contabile, prima a Siviglia, dove, fra l’altro, fu imprigionato per debiti, poi a Madrid e ancora a Siviglia fino al 1608, anno del suo trasferimento nel Messico. Documento di una profonda crisi culturale alle soglie dell’età barocca, la sua Vida del pícaro Guzmán de Alfarache (1599), tradotta in italiano anche col titolo La vita del furfante, è la storia movimentata e affascinante di un accattone e delle sue peregrinazioni e ladronerie. Libro di grande fama e successo, prototipo e capolavoro del genere picaresco, ne inaugura le componenti essenziali con maggiore ricchezza di dettagli e con più scoperto impegno moralistico del Lazarillo de Tormes. Queste qualità sono confermate nella seconda parte dell’opera, Vedetta della vita umana (Atalaya de la vida humana), edita a Lisbona nel 1604, dopo la stampa di una continuazione apocrifa dovuta a Juan Martí. Fra le opere minori di A. ricordiamo una vita di sant’Antonio da Padova, una biografia apologetica di Fray García Guerra, il vescovo che egli aveva seguito nel Messico, e una traduzione delle odi di Orazio.