(Atene 390 ca - Cleone, Peloponneso, 322 a.C.) oratore greco. Discepolo di Isocrate ad Atene, esercitò inizialmente la professione di logografo, scrivendo orazioni giudiziarie su commissione. Famoso il caso dell’etera Frine, che I. fece assolvere, si dice, mettendone in mostra la bellezza davanti ai giudici. In politica fu alleato di Demostene. Dopo la vittoria di Filippo di Macedonia a Cheronea (338), I. organizzò la difesa di Atene, proponendo audacemente di concedere la cittadinanza agli stranieri e la libertà agli schiavi al fine di rafforzare l’esercito. In un celebre processo fu avversario di Demostene, ma si riconciliò con lui quando, morto Alessando Magno (323), Atene si sollevò contro i macedoni. Conclusasi disastrosamente la guerra, I. fu catturato e messo a morte fra atroci tormenti. L’eloquenza di I. si distingue per chiarezza d’esposizione, eleganza di stile e tendenze innovatrici nella lingua, che risente in parte di quella della commedia. Gli antichi attribuivano a I. 77 orazioni; ci restano 6 discorsi più o meno lacunosi, tra cui quello Contro Demostene e l’Epitaffio per i caduti della guerra lamiaca. Particolare ammirazione per I. manifesta l’anonimo autore del trattato Del Sublime.