(Vienna 1912 - Salisburgo 1978) saggista austriaco. Studiò a Vienna filosofia e letteratura. Lasciata l’Austria nel ’38, partecipò in Belgio alla resistenza contro il nazismo e fu internato in un campo di concentramento. Dopo la guerra visse a Bruxelles come giornalista. Nei suoi saggi spazia da temi storico-culturali (Nascita del presente, Geburt der Gegenwart, 1961; Figure e forme della civiltà occidentale dalla fine della guerra, Gestalten und Gestaltungen der westlichen Zivilisation seit Kriegsende, 1961; Intellettuale ad Auschwitz, Jenseits von Schuld und Sühne, 1966) a problemi etici, come la rivolta dell’individuo contro l’appiattimento della società moderna o come il suicidio, in quanto affermazione di libertà (Levar la mano su di sé, Hand an sich legen, 1976; Lefeu o La rottura, Lefeu oder der Abbruch, 1974). In Charles Bovary, medico di campagna (Charles Bovary, Landarzt, 1978) sottopone a una lettura inedita il personaggio di Flaubert, restituendogli l’«onore borghese». Morì suicida.