(Ruthven, Inverness, 1736 - Belville, Inverness, 1796) poeta scozzese. Maestro di scuola e precettore, fu al centro di una delle più significative controversie letterarie del sec. XVIII, fra la corrente «classicista», ormai inaridita, e la prima generazione romantica. All’origine della polemica furono i suoi due poemi in prosa ritmica, Fingal (1761) e Temora (1762), riuniti poi nel 1765 sotto il titolo Canti di Ossian (The poems of Ossian), che egli fece passare come una rielaborazione dei testi di un leggendario bardo gaelico, da lui raccolti nelle Highlands. Il successo dei Canti di Ossian fu immenso in tutta Europa, e importantissimo il loro influsso sui poeti romantici (la prima traduzione italiana, di M. Cesarotti, fu del 1763). È oggi assodato che essi sono costituiti, in realtà da frammenti di canti appartenenti alla tradizione popolare, che M. inserì in un vasto affresco epico di propria creazione, nel quale gli ampi paragrafi, simili a strofe, costruiti sul ritmo solenne della Bibbia inglese, evocano grandiose (anche se un po’ vaghe e manieristiche) visioni di un medioevo celtico immaginario e suggestivo.