Con lo stile diretto che li ha resi celebri, questi scritti di Emma Goldman restituiscono il profilo intellettuale e umano di una libera pensatrice mossa da una «furiosa passione di vivere». Dichiarata dal direttore dell'FBI, il famigerato J. Edgar Hoover, «la donna più pericolosa d'America», Goldman è stata a cavallo fra il XIX e il XX secolo una formidabile propagandista, apertamente atea, anticapitalista, antimilitarista e antinazionalista. Irriducibile nemica del puritanesimo (anche in ambito radicale), si è battuta ovunque – dagli Stati Uniti alla Russia sovietica – a favore dell'uguaglianza, a cominciare da quella di genere. Ha così anticipato di mezzo secolo molte delle successive battaglie progressiste: contro la pena di morte, il sistema carcerario, la leva obbligatoria e la criminalizzazione dell'omosessualità, e a favore dell'educazione sessuale, della contraccezione, dell'istruzione mista… Tutte battaglie per le quali è stata più volte denunciata, arrestata, deportata. D'altronde, come lei stessa dice, «la sfida e la resistenza sono sempre illegali, ma è appunto lì che risiede la salvezza dell'umanità».)
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