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Tutti i formati ed edizioni
Ovidio, Heroides, Edizioni dell'Orso, 1999
Tazio, Achille, Leucippe e Clitofonte, Edizioni dell'Orso, 1999
recensioni di Bessone, F. L'Indice del 2000, n. 12
Parlano d'amore i due volumi che inaugurano la collana "Millennium", diretta da un gruppo di classicisti dell'Università di Torino: testi greci e latini con traduzione a fronte, ricca introduzione, nota biobibliografica accurata e aggiornatissima, nota al testo e alla traduzione, puntuali note di commento a piè di pagina. Più che un'edizione economica, più che uno strumento per specialisti: studiosi, appassionati di classicità, amatori di letteratura moderna in cerca di "radici" troveranno molto di utile e di piacevole in questi testi, che si rivolgono anche a chi di filologia non si cura. "Ti vidi e fui perduta (...) Bello tu eri (...) avevano i tuoi occhi incatenato i miei sguardi (...) Poi quando, a morte ferita, arrivai alla stanza, al letto lì steso, per me la notte, lunga quant'era, passò tra le lacrime". "Vederla ed essere perduto fu tutt'uno. Infatti la bellezza (...) si insinua nell'anima attraverso gli occhi (...) Giunto nella mia camera da letto, non riuscii nemmeno a chiudere occhio". Il linguaggio dell'eros mette alla pari Medea e Clitofonte, l'amore tragico di una grandissima figura del mito - rinarrato elegiacamente nell'epistola a Giasone - e il coup de foudre di un giovane di buona famiglia alla prima esperienza (un io-narratore che promuove se stesso a un livello più alto di quello di un personaggio da romanzo: ma il romanzo antico è appunto un collettore, degradato, di tradizioni letterarie illustri).
Due opere distanti per genere letterario, lingua, epoca si incontrano a tratti nella rappresentazione dell'amore e si pongono, in modi diversi, alle origini della moderna forma romanzesca. Lacrime nella busta è il titolo dell'importante introduzione di Fornaro alle Eroidi: più di sessanta pagine dense e stuzzicanti, che molto presuppongono e molto suggeriscono di nuovo. Svetta, su tutte, la parte dedicata alla permanenza vitale dell'opera nella letteratura europea, con incursioni felici in testi epistolari e non ("L'influenza delle Eroidi (...) non coincide affatto con il sottogenere dell'eroide"): si va da Eloisa e Abelardo alle "eroidi allucinate" di Madame Bovary a Rodolphe; vanno aggiunti alla serie gli accostamenti fulminanti dei testi in calce alle epistole. È soprattutto l'invenzione delle epistole "doppie", con il loro gioco di prospettive diverse (complicato, nel caso di Enone, Paride ed Elena, dal dialogo con un'epistola "singola"), a suggerire "una lettura d'insieme del libro come intreccio narrativo aperto" e a fare di Ovidio un precursore del romanzo epistolare: "tra Richardson e Rousseau si vede bene che il romanzo epistolare moderno nasce dalla costola dell'eroide inverando l'indicazione ovidiana del distanziamento e dell'ironia prospettica a cui la lettera può, fra altre lettere, venir sottoposta". La possibilità di una doppia lettura di ogni epistola, la prima emotivamente coinvolta, la seconda relativizzante e avvertita della distanza ironica fra autore ed eroina, apre vie diverse al prolungarsi dell'eroide in tempi moderni.
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