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Tra il 1907 e il 1911 , negli anni turbinosi in cui Colette si allontana, lentamente e dolorosamente, dal marito Willy, la figura più importante della sua vita affettiva è Mathilde de Morny, detta Missy, di dieci anni più anziana di lei. Amante tenerissima, confidente, complice, Missy trova nella sua giovane compagna la figlia che non ha mai avuto, recita al suo fianco sul palcoscenico del Moulin Rouge e, quando nella vita della scrittrice entra Henry de Jouvenel, che diventerà il suo secondo marito, gli scrive generosamente: "Vi affido Colette". In queste lettere, ottimamente annotate e presentate, la vita randagia della Colette attrice di music hall è raccontata in diretta; insieme a lei soffriamo il gelo negli hotel di provincia mai scaldati a sufficienza, assaporiamo le prime ciliegie dell'anno a Marsiglia, ci commuoviamo per un gattino tutto pelle e ossa che pochi giorni di cure, tra stanze d'albergo e camerini, trasformano in un voracissimo tigrotto. La bella prefazione dei curatori illumina aspetti poco noti di un'esistenza da sempre studiatissima: ad esempio, la spregiudicatezza con cui Colette ricatta (per ottenere un giusto riconoscimento dei suoi diritti di autrice delle Claudine) l'ex marito, che si è perso al gioco i fondi affidatigli incautamente da un'amante sposata. Ci fornisce inoltre i dati essenziali dell'esistenza eccentrica e straziante di Mathilde de Morny: figlia di una principessa russa e del duca di Morny, fratellastro di Napoleone III, dopo la fine di un matrimonio infelice voluto dalla famiglia, Missy ostenta comportamenti scandalosi e amori saffici che ne fanno un personaggio leggendario della Parigi fin de siècle. La vecchiaia solitaria e il suicidio nel 1944 riveleranno la sua profonda malinconia, tratto segreto e dominante, insieme alla generosità, di una figura spesso mal compresa dai contemporanei. Mariolina Bertini
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