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"La storia d'Irlanda si legge come un romanzo" sottolinea Colm Toibin, e l'importanza dell'interconnessione tra la storia e la letteratura irlandese è al centro di questa raccolta di saggi curata da Renzo S. Crivelli, che insegna letteratura inglese all'Università di Trieste. Non è infatti possibile avvicinarsi a quella inesauribile cornucopia che è la letteratura irlandese senza analizzare le vicende storiche che hanno portato all'attuale realtà geopolitica dell'isola, divisa tra due entità governative: la Repubblica d'Irlanda e, a nord, l'Ulster, dal 1921 sotto amministrazione britannica.
Oggetto dei contributi è la storia della produzione culturale irlandese (narrativa, poesia e teatro) a partire dalla nascita della Repubblica (1949) fino ai nostri giorni. La peculiarità della divisione del paese e l'impressionante vastità della produzione narrativa hanno reso necessari due interventi dedicati rispettivamente al Romanzo del Sud (Roberta Gefter Wondrich) e al Romanzo del Nord (Laura Pelaschiar), le altre sezioni riguardano la Poesia (Crivelli), il Teatro (Fiorenzo Fantaccini) e la Short Story (Silvia De Rosa).
Gefter Wondrich ribalta una lettura che vede negli esordi della letteratura irlandese contemporanea solo lo specchio di un paese oppresso da un governo conservatore e ottusamente cattolico, per sottolineare invece la "marginalità" del realismo rispetto alla "centralità" della tradizione sperimentale che, a partire dall'opera di James Joyce, comprende autori come Samuel Becket e Flann O'Brien per arrivare ad Aidan Higgins e John Banville. Il processo di modernizzazione e secolarizzazione del paese ha prodotto infine una New Irish Renaissance, nella quale il romanzo non è solo un mezzo per rileggere il passato, ma anche per dare voce a specifici segmenti sociali che fanno il loro ingresso nella letteratura irlandese con i romanzi di Roddy Doyle, Patrick McCabe ed Emma Donoghue.
Pelaschiar ricostruisce i fatti che negli anni sessanta portarono all'esplosione del conflitto nord-irlandese e la "specificità" della letteratura che hanno prodotto. Nell'ambito della narrativa basta pensare a Eugene McCabe, Mary Beckett, Eoin McNamee, Bernard McLaverty o Robert McLiam Wilson. Di questo genere Pelaschiar sottolinea un aspetto molto attuale: "La narrativa nord-irlandese inventa storie, affronta tematiche, problematizza questioni e, nella sua fase più recente, immagina futuri di rilevanza globale, a maggior ragione in un momento in cui la convivenza/scontro fra culture, etnie, religioni e gruppi diversi è l'aspetto più urgente e problematico del panorama mondiale".
La storia è uno dei fili rossi che attraversano anche la poesia irlandese, da Patrick Kavanagh a Ciaran Carson. Notevoli le pagine che Crivelli dedica a Seamus Heaney, le quali aiutano a comprendere l'opera di un poeta che "affronta in termini diretti l'impatto che violenza, gender e colonialismo (e postcolonialismo) hanno sul patrimonio immaginifico della poesia irlandese". Un capitolo a parte è quello sul teatro che, come scrive Fantaccini, "ha svolto un ruolo fondamentale nella costituzione dell'identità irlandese at large". Anche qui la produzione è ampia, dai classici come Yeats e Beckett ad autori più recenti come Brian Friel o Frank McGuinness. Interessante la ricostruzione dell'esperienza della Field Day Theater Company, che ha contribuito anche al processo di distensione sfociato nel Good Friday Agreement del 1998. Chiude la raccolta il saggio di De Rosa sulla Short Story, un genere molto Irish, che ha avuto il suo apice negli anni più bui della giovane Repubblica, quando rispecchiava "la profonda delusione degli intellettuali nei riguardi del nuovo Stato e una crisi di coscienza nei confronti di una patria che amavano e odiavano al tempo stesso". Il volume, arricchito da un'ampia bibliografia, è dunque prezioso sia per gli studenti universitari che per i lettori più attenti e curiosi.
Elisabetta d'Erme
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