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La violenza fine a se stessa è una delle cose più aberranti di cui è capace l’uomo. E’ una caratteristica del tutto umana” (p.22).
L’autore ci accompagna nel mondo dell’autodifesa femminile con un duplice approccio. Prima un’ introduzione psicologica sulla necessità dell’autodifesa vista come un’arma da tenere nascosta e usare solo all’occorrenza. Il mondo di oggi nasconde pericoli da non sottovalutare e per superare i quali è richiesta non solo una prontezza di riflessi, ma anche una attenzione e una consapevolezza in ogni gesto e ambito quotidiano che spesso potrà aiutare ad evitare il pericolo. Nella seconda parte del libro, la vera e propria guida all’autodifesa. Metodi, bersagli, tecniche e posizioni. La ricerca di un metodo essenziale e semplice da ricordare anche se non praticato di frequente ha portato l’autore a sviluppare un insieme di tecniche semplici e funzionali per raggiungere l’obiettivo. Le pagine-guida sono chiaramente illustrate e ampiamente descritte, per sopperire alla mancanza di una dimostrazione pratica. L’autore consiglia comunque di integrare la preparazione offerta dalla guida con lezioni pratiche con istruttori preparati. Per la scelta degli stessi, nel volume si trovano diversi consigli. Un’ utile descrizione sull’autodifesa nella legislazione italiana aiuta a dare ai lettori un quadro completo sull’argomento.
“La conoscenza della difesa personale non serve solo a tutelare unicamente noi stessi, ma anche le persone che ci stanno a cuore” (p.198)
Una visione diversa dell’universo femminile, non come fragile vittima di un mondo violento, ma come eroina combattente. Un libro che non incita alla violenza, anzi relega l’autodifesa al ruolo che le compete: un’azione necessaria nel caso in cui si e’ sotto evidente minaccia e la fuga non e’ possibile. I consigli nella prima parte del libro, su cosa fare o non fare nella quotidianità, sono tratti dalla lunga esperienza dell’autore e possono risultare utilissimi per poter evitare di trovarsi in situazioni pericolose. Ma nel caso in cui non si avesse altra scelta, l’autore invita a non indugiare e a trasformarsi da potenziali vittime in assalitori, giocando anche sul ruolo della sorpresa e guadagnandosi al più presto la fuga.
“L’aggressività è un brutto impermeabile che teniamo chiuso nell’armadio al riparo dagli occhi degli altri, ma quando piove, quando piove veramente forte, dobbiamo tirarlo fuori per forza e usarlo. L’importante dopo è riporlo e usarlo solo al bisogno.” (p.28)
Recensione di Arianna Minoretti
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