La questione carceraria necessita oggi non solo di attenzione a livello nazionale e internazionale, ma anche di un confronto e di una interazione tra punti di vista europei. Il sovraffollamento carcerario e le condizioni di detenzione sono problemi comuni ed è pertanto l’Europa, nella sua ricerca di armonizzazione penale, a dover farsi carico di una questione centrale e di fondamentale importanza. Tale consapevolezza ha costituito il punto di partenza della Summer school tri-nazionale tra le Università di Napoli Federico II, Paris Nanterre e Potsdam. È evidente come il carcere impatti fortemente sui diritti fondamentali - anche a causa delle condizioni di detenzione - ma il problema è in realtà ben più ampio e strutturale (come dimostra, tra l’altro, il ricorso alla procedura della sentenza «pilota» da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo). Esso porta a ripensare le forme di privazione di libertà e le alternative; ad andare oltre la questione delle pene detentive per confrontare le misure di sicurezza e di prevenzione personali con i diritti fondamentali; a valutare il funzionamento del modello carcerario rispetto ai diritti fondamentali (carceri pubbliche/private, carceri nazionali/internazionali); a interrogarsi, ovviamente, su come preservare la dignità in carcere(prevenzione del suicidio, diritto al rispetto della vita privata, diritto di voto, diritto al lavoro, diritto al reinserimento, protezione giurisdizionale); a vagliare le privazioni di libertà c.d. particolari (privazioni di libertà ‘amministrative’ dei migranti o di persone alienate; privazioni di libertà delle madri, dei minorenni, delle persone radicalizzate). Al di là del diritto e della questione delle libertà fondamentali, la prigione, «l’ombra del mondo», ci dice molto della nostra società. Una riflessione sul carcere è quindi necessaria per consolidare l’Europa dei diritti dell’uomo (Consiglio d’Europa, Unione europea) e costruire una cultura europea.
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