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Epistemologia e rêverie, poetica degli elementi materiali e ragione scientifica, immaginario e razionalità: l'opera di Gaston Bachelard (1884-1962), pensatore di grande fascino e di indub- bia originalità, viene solitamente situata all'interno di queste coppie. La critica si è, a lungo, interrogata sulle ragioni della straordinaria creatività del «Giano bifronte», del «doppio Bachelard», filosofo dell'uomo del giorno illuminato dalla razionalità scientifica e dell'uomo della notte carico di sogni e immaginazioni, studioso dell'uomo delle ventiquattro ore.Oggi è radicalmente mutato il clima culturale di quegli anni '70 (dominati dallo strutturalismo francese, dalla lettura althusseriana di Marx e da rinnovate esigenze epistemologiche), che videro crescere l'interesse per gli studi su Bachelard in Italia. Come ricomprendere l'apporto teorico di Bachelard, punto di riferimento di generazioni di studiosi che se, da un lato, hanno messo in circolazione il suo linguaggio e le sue procedure teoriche, hanno nondimeno reso opachi il vigore e la pienezza del suo pensiero? Come pensare ora l'attualità di Bachelard, come il suo pensiero interpella la contemporaneità?Rispetto alle chiusure sempre ritornanti di una scienza che si sclerotizza in descrizioni oggettive e rigidi paradigmi e che, per questo, si rende incapace di interrogarsi sui propri metodi, la riflessione bachelardiana impone un ripensamento dell'attuale inteso come pensiero al lavoro che produce effetti e misura il movimento dinamico vale a dire attivo della ragione. Ciò che sembrava irrisolto e aporetico nella produzione di Bachelard evidenzia ora la sua feconda originalità nel rispondere all'esigenza di un sapere necessariamente plurale: filosofi, scienziati, artisti e critici letterari vengono interpellati non solo sulle loro competenze e sulla produzione dei loro linguaggi, ma anche sulla ragione che, nella sua globalità, mette incessantemente in questione le loro pratiche.
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