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Vergata da anonimo, quasi certamente fiorentino, intorno alla metà del Trecento, la leggenda di Vergogna è una delle novelle più originali e “trasgressive” dell’età tardomedievale, giocata com’è noto intorno al caso tragico, pietoso e insieme paradossale di un doppio incesto. La scena si svolge nel regno di Aragona, in un anno imprecisato: un ricco barone rimasto vedovo s’invaghisce della bella figliola quindicenne e, ispirato dal demonio, la seduce. Dall’ignobile unione nasce un grazioso bambino, il quale, battezzato frettolosamente con l’eloquente nome di Vergogna, viene subito abbandonato in mare, onde nascondere il misfatto. Anni dopo, divenuto ormai cavaliere fiero e ardito, egli incontra una bella dama, al cui servizio si pone; i due si innamorano e infine si sposano, per scoprire con orrore, consumato il matrimonio, la sconvolgente natura del loro vero legame: non semplicemente marito e moglie, ma figlio e madre, fratello e sorella. La rivelazione impone uno scioglimento drammatico ed edificante insieme, che nel riscatto finale dei due protagonisti costituisce il necessario suggello della sciagurata vicenda. La novella viene ora riproposta insieme a una sua versione in versi, databile ai primi anni del Quattrocento: raffinata espressione poetica della tradizione canterino-religiosa, peraltro venata di notevoli elementi cavallereschi, il cantare ci è giunto purtroppo mutilo della parte finale, e presenta attualmente 92 ottave, mentre resta impossibile stabilirne l’originaria ampiezza. L’edizione è completata da un corredo essenziale di note e da un’esaustiva Introduzione storico-critica.
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