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Anno edizione: 2021
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Il racconto preciso come una lama di cosa significhi diventare madre.
«Dicendo Io il lettore rischia di pensare a un'autobiografia, quasi a un diario, attribuendo al narratore i sentimenti dei personaggi. Il mio lavoro è quello di usare la lingua nel modo più preciso: sono le parole a raccontare la vita» - Rachel Cusk per la Lettura
Cosa succede a una donna – occidentale, emancipata, lavoratrice – quando diventa madre? Di quell'evento destabilizzante che è la nascita di un figlio si parla sempre in termini di dissimulazione e autoinganno, con immagini di madri traboccanti di felicità e amore. Rachel Cusk, invece, raccontando la sua esperienza di maternità, dalla scoperta di essere incinta fino al primo anno di vita della figlia, si confronta con la dimensione ambivalente e conflittuale che investe ogni donna che diventa madre. Impreparata alle trasformazioni del corpo, della mente e della propria vita, descrive con impietosa sincerità e feroce ironia il passaggio da convegni e cocktail party in abito da sera alle notti insonni nel tentativo di placare i pianti della figlia: un incubo a occhi aperti che viene vissuto come un martellante atto d'accusa, e che la porta a sondare i sentimenti piú crudeli e inconfessabili che l'hanno attraversata. Tra folgoranti divagazioni letterarie e vita reale, Rachel Cusk ci consegna un saggio ricco e profondo, un viaggio ai limiti dell'amore, della solitudine, della notte.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'autrice racconta le vicende di una donna, contemporanea, dalla gravidanza fino al primo anno di vita della bambina. La nascita della figlia comporta una frattura nella vita della madre. C' è un prima e c'è un dopo, difficilmente conciliabili tra loro. La neonata ha bisogno di una continua attenzione, per cui la madre lascia il lavoro, le uscite serali con gli amici...perchè ci sono le coliche, il pianto, le poppate e tanto altro. "Riuscire ad essere quella di prima, significa fallire nell'essere madre". Poi, un brano di "Madame Bovary" la fa riflettere. Berthe, la figlia di Emma, è affidata in tutto alla balia Félicité. Un giorno Berthe si trova nella stanza con la madre che sta facendo un lavoro di cucito. Si avvicina, ma la madre più volte la respinge, fino a farla cadere contro la borchia di rame del canterano. "Berthe si fece un taglio sulla guancia, ne uscì sangue". Flaubert ci informa che Berthe cresce senza amore e che dopo la morte dei genitori viene mandata a guadagnarsi da vivere in un cotonificio. Poi, di lei non si sa più nulla. Scrive l'autrice:" Berthe è il prodotto fallato di sua madre, un progetto abbandonato. Non ha il marchio di garanzia, l'autorevole timbro dell'amore materno". Ecco che allora, la madre raccontata dall'autrice, comprende la responsabilità che ha verso sua figlia, la cui vita dipende totalmente da lei, che questa bambina non può essere abbandonata, perché ha bisogno del suo amore, di quell'amore che fluisce dalla madre verso la figlia, perché di troppo amore non è mai morto nessuno.
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