Le nostre vite sono segnate da oggetti che rimangono impressi nella memoria, come a scandirla con visioni e suoni che sembrano rimasti lì, a fissarci per sempre. Vittorio Zucconi affronta senza paura questo viaggio nel ricordo e ricuce i momenti di una vita popolata da personaggi straordinari. Così le cose si animano e animano la scrittura: ci sono il ticchettio della Lettera 22 paterna a cadenzare le insonnie infantili e il videoregistratore Betamax per sfuggire alla noia asfissiante dei plumbei inverni sovietici. Ci sono i dibattiti metafisici sulla piadina perfetta di Milano Marittima e l’aereo scalcagnato della campagna presidenziale di Bush, che sembrava a ogni momento sul punto di schiantarsi ma in cambio offriva un posto in prima fila nello spettacolo della democrazia. E poi c’è l’ossessione ricorrente, la ricerca “illusoria e passeggera” per eccellenza, quella del lato fresco del cuscino. Che può essere un ricordo di bambino – le vacanze in Romagna, l’afa dell’Adriatico e i letti intrisi di sudore – o l’alba della liberazione di Kuwait City, mentre in un albergo rovente di Dammam, in Arabia Saudita, si cercava solo di dormire e non pensare alla “madre di tutte le guerre”. Un’avventura nella memoria, una ricerca archeologica e un viaggio nei ricordi che diventano romanzo. “Il più personale dei suoi libri in cinquant’anni di vita raminga da inviato” la Repubblica )
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