Il DJ e produttore David Holmes fa il suo ingresso nella famiglia Late Night Tales con unacollezione evocativa di brani e musiche personali, inframezzate da materiale esclusivo enuovo e gemme di rara fattura.Tutti dovrebbero conoscere David Holmes. C’è l’Holmes acid‐house, quello delle jamtravolgenti di Chicago e Detroit; il responsabile della scatenante ‘Let’s Get Killed’ e ilcompilatore seriale.La sua più duratura e vitale fonte di ispirazione musicale – il cinema – è ovunque fin dal suoprimo disco solista “This Film’s Crap, Let’s Slash the Seath’, ispirato da “Bow Down to theExit Sign” del 2000, una specie di colonna sonora per un film non ancora girato. Ma Holmesè stato anche autore di colonne sonore reali, come per la trilogia di Ocean, Hunger e GoodVibrations. Nel suo ultimo lavoro solista, “The Holy Pictures”, David Holmes ha giocato coninfluenze provenienti da La Düsseldorf, The Jesus and Mary Chain e il primo Brian Eno, perdare vita a brani personali cantati da lui stesso.Non sorprende quindi che questo “Late Night Tales” faccia sfoggio del suo lato piùcinematico. Non è solo un ulteriore esempio della giudiziosa selezione per la quale sonofamosi i suoi mix, ma è anche pieno zeppo di materiale originale, incluse le collaborazionicon BP Fallon e Jon Hopkins e il brano di Song Sung prodotto da Holmes ‘I’m Not in Love’.Tra le altre gemme, spiccano anche la straordinaria ‘Orleans’ di David Crosby, la celestiale‘Love Is Strange’ (Buddy Holly) e ‘It’s a Long Way to Heaven’ di Children of Sunshine.David Holmes ama la musica. È un modo di esprimere ciò che a volte non si può esprimereo l’inconsolabile; un costante desiderio di scoprire cosa c’è oltre il velo, oltre il muro o lacollina. Non c’è da stupirsi quindi, che sia un assiduo camminatore. Sempre in movimento,cuffie all’orecchio, perso in sogni ad occhi aperti o in qualche brano musicale.Questa è la colonna sonora della sua vita, ciò che alimenta la sua immaginazione.
Leggi di più
Leggi di meno