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Dettagli

2014
Tascabile
29 aprile 2014
220 p., Brossura
9788806220037

Descrizione

Audace. Illuminate. Iconico. Un libro che ha cambiato per sempre la letteratura mondiale. Quando uscì in America, nel 1969, fu come una detonazione. Oggi le parole di Portnoy, la sua critica sferzante alla sua stessa classe sociale, riecheggiano ancora tra gli scaffali di tutte le librerie del mondo. Corrodendo e costruendo, come un enzima.

Alex Portnoy ha trentrè anni ed è commissario aggiunto della Commissione per lo sviluppo delle risorse umane del Comune di New York. Nel lavoro è abile, intransigente, stimato. Il libro riporta il monologo di Alex che, dall'analista ripercorre la sua vita per capire perché è travolto dai desideri che ripugnano alla "mia coscienza e da una coscienza che ripugna ai miei desideri".

Valutazioni e recensioni

4,1/5
Recensioni: 4/5
(74)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

Un' uomo posseduto da masturbazione compulsiva sul lettino dello psichiatra. Devastante.

Recensioni: 5/5

Una sottile, perfida, sprezzante e dissacrante critica del micromondo ebreo e, per esteso, di tutta la società americana. Riesco a malapena a immaginare lo sconcerto suscitato da questo romanzo, alla sua uscita (oltre 50 anni fa!.). Il personaggio di Alexander Portnoy è spregiudicato fino al parossismo e al tempo stesso divorato dai sensi di colpa, ha rapporti conflittuali con le donne che si riducono essenzialmente a esperienze di sesso sfrenato e vorace, vagheggia idee socialisteggianti ma frequenta anche donne dell'alta società. In 220 pagine al fulmicotone, Roth ci trascina dentro al mondo borderline di Portnoy, trasformando a poco a poco ogni singolo lettore nel dott. Spiegelvogel, l'immaginario psichiatra al quale il protagonista rivolge il suo lungo e sfrenato soliloquio. Bellissima, a questo proposito, l'immagine in copertina di un divano, nell'ottima edizione Einaudi. Notevole!

Recensioni: 5/5

Questo libro di di Philip Roth non mi è piaciuto

Recensioni: 5/5

Il lungo monologo di Alex Portnoy, giovane avvocato ebreo americano, ripercorre gli eventi salienti della sua crescita per cercare di dare un senso alla sua vita, mescolando una critica feroce verso la società americana e la comunità ebraica di cui fa parte ad una autocritica altrettanto feroce del suo stile di vita attuale, diviso tra un impegno pubblico contro la discriminazione e una serie di relazioni caratterizzate da una evidente ipersessualità ma del tutto prive di soddisfazione e sentimento. Schiacciato fin da bambino dall’obbligo di raggiungere la perfezione e di non commettere errori a seguito dell’educazione impartitagli dalla famiglia (in particolar modo dalla madre) nel rispetto dei principî e delle tradizioni ebraiche, Alex Portnoy sviluppa come via di fuga un’ossessione sessuale per donne non ebree e un’ossessione sociale per il loro ambiente, in un continuo alternarsi di desiderio e disprezzo. Eppure, la sua ribellione diventa un modo per degradarsi, più che per liberarsi, lasciando emergere un profondo senso di colpa e di disapprovazione per la propria condotta. Ed è proprio questo, secondo me, il punto di forza del libro e il motivo per cui è ancora attuale: questa profonda scissione dimostra quanto ciascuno di noi, qualsiasi sia la comunità di cui fa parte e l’educazione che riceve, può rimanere invischiato quasi senza accorgersene in qualche tipo di sistema o di ideologia, che rende spesso ipocriti i tentativi di critica e molto difficili (se non vani, a volte) i tentativi di liberarsene. Nonostante lo stile tagliente, incisivo e senza mezzi termini, è vero che a tratti questo monologo può annoiare - come d’altronde ci si annoierebbe ad ascoltarlo, un discorso del genere; tuttavia, per giudicare davvero la scrittura di Roth mi riservo l’opportunità di leggerne qualche altro libro, magari in lingua originale.