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Senza infamia ne lode.Un romanzo ricco di note storiche che rallentano la gia' scarsa azione presente.L'autore si produce in lunghe descrizioni che rendono la trama statica e contemplativa .Il plot vive piu dei ricordi che affiorano alla mente dei protagonisti che di azione propria.Un autore comunque ferrato in materia di storia medievale e questo merita un plauso.
Libro noioso, sostanzialmente senza trama, o forse peggio: ha una trama all'inizio che diviene inconsistente con l'andare delle pagine. Ho trovato eccessivo il riferimento a episodi di stupri, continuamente richiamati. Finale tutt'altro che felice. Unico pregio: la brevità dello scritto.
Il “racconto” e’ sicuramente scritto da persona molto ben documentata sui fatti descritti, ma ho fatto molta fatica a finirlo. Difficilmente decifrabile per chi non ha piena padronanza della storia del periodo. Ho letto Proust (mi si voglia perdonare l’acccostamento blasfemo) in molto meno tempo. Mi spiace di essere il primo a dare un giudizio che, a mio parere, non puo’ essere positivo; in poche pagine ci sono tanti di quei personaggi , non tutti ben definiti, da far girare la testa. Forse anche per l’esaltazione di quella canapa indiana di cui e’ pervaso l’intero scritto e che sembra essere la cura di tutti mali sia spirituali che corporali. Inoltre, e senza falsi moralismi, ritengo alcune (troppe) scene “a luci rosse” assolutamente gratuite; probabilmente per dare sapore ad una storia altrimenti abbastanza inconsistente. Il “colpo di scena “ finale l’avevo gia’ letto nell’Edipo di Sofocle.
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