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Capolavoro da leggere assolutamente come tutti i libri che compongono la saga del Cimitero dei libri dimenticati
Consiglio tutta la saga de "Il cimitero dei libri dimenticati". Questo (cronologicamente il finale della saga, anche se andrebbe letta in ordine casuale) è uno dei migliori, un libro che accompagna, arricchisce e incuriosce.
Capolavoro: è l'unico termine che posso usare per questo bellissimo romanzo. Forse 5 stelle sono ancora poche! E' la magnifica conclusione della tetralogia "Il cimitero dei libri dimenticati" e personalmente lo considero il volume più avvincente dei quattro. Un libro che non vorresti finisse mai, che ti conquista pagina dopo pagina. Zafon è ormai un immortale della letteratura moderna. Ora cercherò di recuperare gli altri suoi testi, per respirare ancora la sua prosa unica. Anche qui una impeccabile traduzione di Bruno Arpaia.
Recensioni
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Dodici anni dopo L'ombra del vento, Carlos Ruiz Zafón torna con un'opera monumentale per portare a compimento la serie del Cimitero dei Libri Dimenticati. Il Labirinto degli Spiriti è un romanzo inebriante.
Se dico Il Cimitero dei Libri Dimenticati e la libreria Sempere & Figli cosa vi viene in mente? E se invece parliamo del Labirinto degli Spiriti e della principessa Ariadna? Nulla, immagino. Perché questa in fondo è un'altra storia…
Un’altra oscura, gotica, immaginifica, fantasmagorica storia di Carlos Ruiz Zafón.
Nell’attesa di leggere questo romanzo, cioè l’ultimo e conclusivo episodio della quadrilogia iniziata con L’ombra del vento, sono passati ben dodici anni. Mesi di attesa convulsa per i lettori italiani perché, lo ricordiamo, Zafón aveva causato a tutti una specie di febbre, una frenesia, al punto da farci leggere e recensire anche i suoi libri per ragazzi – Il Principe della Nebbia, Il palazzo della Mezzanotte, Le luci di settembre – come fossero capolavori della letteratura. Tutto per riassaporare l’aria salmastra di Barcellona.
Da quel lontano 2004 il panorama editoriale italiano è molto cambiato. Alcuni editori sono scomparsi, i loro libri finiti nel Cimitero dei libri dimenticati, altri si sono aggrovigliati tra loro, formando grandi gruppi. Molti autori sono passati a miglior vita, forse in attesa di leggere questo finale… Ad esempio, quanto sarebbe piaciuta a Umberto Eco la nota che l’editore Mondadori scrive in esergo?
Questo libro fa parte di un ciclo di romanzi che si intrecciano nell’universo letterario del Cimitero dei Libri Dimenticati. I romanzi che compongono questo ciclo sono legati attraverso personaggi e fili argomentativi che gettano tra loro ponti narrativi e tematici, sebbene ciascuno di essi offra una storia indipendente e chiusa in se stessa.
Le varie puntate della serie del Cimitero dei Libri Dimenticati possono essere lette in qualunque ordine o separatamente, consentendo al lettore di esplorare il labirinto di storie accedendovi da diverse porte e differenti sentieri, i quali, una volta riannodati, lo condurranno nel cuore della narrazione.
È un labirinto con scale escheriane che non conducono da nessuna parte, il Cimitero dei Libri Dimenticati. Questa cattedrale gotica fatta di libri attende ancora Daniel, Fermín e qualche nuovo personaggio, come la donna misteriosa che fa il suo ingresso in queste pagine, Alicia Gris, orfana e spia al soldo dei servizi segreti del Generalissimo Francisco Franco. Nel Labirinto degli Spiriti Daniel non è più il ragazzo un po’ ingenuo che abbiamo lasciato, ma un uomo alle prese con la sua famiglia e con i suoi vecchi incubi. Fermín è come sempre in cima a una vita che lo ha visto spesso in bilico, sul crinale tra il chiaro e l’oscuro. Anche la città di Barcellona è ancora lì, in attesa che qualcuno faccia chiarezza sulla morte di Isabella e sulla sequenza di eventi misteriosi avvenuti negli anni Trenta e Quaranta nel castello prigione di Montjuïc.
Come se fossimo tutti passeggeri, in viaggio su un treno in velocità, questo nuovo romanzo ci accoglie sinistro. Nessuno meglio di Zafon è capace di introdurre il lettore in mezzo alla scena, passando per un incubo:
La locomotiva cavalca furiosa su nubi di vapore nero verso una labirintica cittadella di fabbriche cattedralizie, torri affilate e un groviglio di ponti e tetti in una cospirazione di moltitudini di angoli impossibili sotto un cielo sanguinolento. Poco prima di penetrare in un tunnel che sembra non avere fine, Valls sporge la testa dal finestrino del vagone e vede che l’ingresso è sorvegliato da due grandi angeli con le ali spiegate e i denti aguzzi che spuntano dalle labbra. Un cartello sgangherato sull’architrave recita: BARCELLONA. (p. 200)
Bentornato Zafón, bentornate evoluzioni e voli pindarici, lirismo, fantasia, spiriti che riemergono da carceri putrescenti, esalazioni, eroismo e soprattutto libri maledetti. Libri per cui vale la pena morire.
Dalla Madrid della fine degli anni Cinquanta alla Barcellona degli anni Trenta, il racconto si sviluppa avanzando e arretrando, inseguendo l’autore misterioso della serie di volumi introvabili del Labirinto degli Spiriti. L’autore di questi libri, infatti, è coinvolto con il rapimento e il sequestro del Ministro della Cultura Mauricio Valls, l’uomo che incarna più di tutti i valori dell’intellighenzia madrilena del regime di Franco. La prima a scoprire e a collegare i due eventi è Alicia Gris, giovane collaboratrice dei servizi segreti, incaricata dalla polizia del regime di mettersi sulle tracce del Ministro, insieme al collega Vargas. Una coppia di investigatori assolutamente scorretti e sopra le righe porteranno alla scrittura di Carlos Ruiz Zafón forti pennellate di noir.
Per risolvere il mistero i due dovranno tornare a Barcellona, nel vecchio quartiere in cui Alicia è cresciuta, a contatto con vecchi librai antiquari. E sarà davvero un viaggio sorprendente, lungo più di 800 pagine, la conquista del finale che Zafón ha pensato per questa sua storia, un viaggio nel labirinto che tutti i lettori hanno percorso almeno una volta nella vita, un viaggio che forse è destinato a non finire mai.
Recensione di Annalisa Veraldi
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