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Z. Bauman si muove con sorprendente destrezza nella modernità liquida alla ricerca della felicità. Prima sentirsi felici dipendeva dal godere della propria ingegnosità, dall'orgoglio per il proprio lavoro e dalla stima verso i risultati della personale operosità. Ora questa società senza riferimenti ha annullato ogni momento di socialità aperto alla condivisione, all'ascolto reciproco e all'altruismo. Felicità diventa così un inseguimento nevrotico di beni di consumo dove il vero piacere risiede nell'anticipazione dell'acquisto. I mezzi sono diventati fini a cui chiedere riconoscimento, identità ed abilità ottenute grazie a congegni meccanici ed elettronici in cui l'automatismo tende ad annullare il pensiero creativo. Il passato non è più fonte di esperienza, ma diventa intralcio per chi debba continuamente riciclare la propria identità. E qui, sostiene Bauman, si crea il vero iato tra le generazioni. Quelle precedenti si muovevano tra passato e futuro, ponendosi continuamente domande e cercando le soluzioni che le rendessero artefici della loro vita. Si pensavano formate da artisti capaci di creare il proprio mondo attraverso la volontà e la libertà di scegliere in un confronto aperto tra le condizioni esterne definite realtà ed i progetti con cui cercavano di rimodellare il reale. Ora "per i nuovi giovani esiste solo il presente". Le ultime generazioni, in stato di riciclo affannoso, ricercano modelli in linea con la velocità che li rende in fretta superati ed inservibili. Essere artisti della propria vita per i giovani, disorientati dalla volatilità delle promesse di vita o dalla fallibilità delle decisioni, è impresa complessa. In mancanza di ancoraggi certi la stabilizzazione si trasforma in un miraggio. Non esiste per loro la possibilità di sedimentare le acquisizioni culturali così come i rapporti affettivi perché non percepiscono confini certi tra il diritto alla felicità personale e l'egoismo esasperato capace di mandare in frantumi ogni situazione.
"Nel descrivere le strade della vita che portano alla felicità, si ha sempre l'occhio confuso ";con questa affermazione Seneca e poi Bauman ci ricordano per quanto sia dura da accettare, l'assenza di una ricetta magica per vivere felici. Allo stesso tempo questo libro invita ogni lettore a trovare nella propria soggettività e abilità quell'unicità (che lo rende artista a suo modo)che ogni persona può esprimere attraverso le sue azioni. E' felice chi vuol esserlo!
sempre illuminante,uno scorrere chiaro che chi vive può certamente averlo verificato nelle esperienze professionali e/o della vita.
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