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Un incontro, quello tra Kounellis e San Lupo, che giunge al culmine del percorso creativo e poetico dell'artista, capace di intervenire in luoghi e spazi dotati di profonda personalità, per costruire, con il suo inconfondibile linguaggio, "atti unici" di grande impatto e forza comunicativa, quasi al limite della drammaturgia.Tornano i cappotti, vestigia della presenza umana, nel lavoro di Kounellis per San Lupo.Ovunque distesi a occupare l'intero pavimento, sotto il quale un tempo venivano sepolti i defunti; mentre una imponente croce in ferro occupa in bilico lo spazio interno dell'edificio, con una inclinazione che cita e rimanda alla rappresentazioni di Cristo portacroce.Come sistematicamente avviene nell'opera di Kounellis, anche qui l'artista costruisce un rapporto profondo con lo spazio che lo accoglie, da un lato attraverso l'evidente potenza scenica e teatrale di San Lupo, dall'altro in ragione della sua natura di ambiente sacro a destinazione cimiteriale.L'essenzialità della combinazione degli elementi su cui si costruisce questo lavoro si coniuga perfettamente con l'immediatezza dell'ambiente.
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