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Libro molto interessante sull'ancora tenebrosa storia dell'eccidio di Katyn. Malgrado i dettagli (terribili), le prove (magari ancora insufficienti), lo stesso Sanford si pone qualche interessante interrogativo sulla paternità di questo assassinio di massa. Anche se la Russia di Putin ha definitivamente riconosciuto le proprie responsabilità, rimangono ancora diversi punti oscuri duri ad emergere.
E' la guerra e Stalin e Hitler si dividono la Polonia da loro appena occupata. Mentre Hitler si dava da fare per annientare i popoli Stalin rastrello' industriali medici insegnanti soldati commercianti preti polacchi li massacro' e li seppelli' in fosse comuni, ne trucido' a migliaia. La fossa di Katyn fu solo una della tante fosse colme di cadaveri e fu scoperta dai tedeschi nel 1943 che fecero immediatamente un'inchiesta su questo massacro con numerosi esperti, Hitler voleva propagandare al mondo la brutalita' e crudelta' di Stalin ( per altro gia' nota) ma la risposta di Stalin non si fece attendere per incolpare il suo ex amico Hitler, in fondo sarebbe risultato credibile le atrocita' messe in atto dai tedeschi erano da tempo venute allo scoperto. Ancora nel 2005 il Governo Sovietico rifiutava di riconoscere la paternita' di questo crimine contro l'umanita' e solo piu' tardi fu costruito un monumento in memoria di questi caduti, ma nessun processo contro i colpevoli, e data l'enormita' di tempo trascorsa dall'eccidio tante di queste vittime non hanno ancora un nome. Un ottimo saggio che dettaglia minuziosamente il modo in cui fu compiuto, di come fu nascosto anche dagli Alleati consapevoli e di come fu ignobilmente censurato per tutti questi anni.
Recensioni
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Fra l'aprile e il maggio del 1940, i servizi di sicurezza sovietici (Nkvd) uccisero quasi ventiduemila ufficiali e agenti di polizia polacchi nelle zone di Kozelsk, Katyn, Starobelsk, Kharkov, Ostashkov e Mednoe. La responsabilità sovietica, già denunciata dai nazisti a fini strumentali dopo il loro attacco all'Urss, fu infine ammessa da Gorbaciov nel 1990. Secondo George Sanford, dell'Università di Bristol, l'umiliazione che i russi inflissero in quella circostanza alla Polonia fu in parte anche l'esito di un antagonismo secolare, rafforzato, nel periodo fra le due guerre, dal trockismo del Kpp, il Partito comunista polacco: tanto che fra il 1937 e il 1939 i polacchi liquidati nei territori sovietizzati ammontarono a centodiecimila; nel biennio successivo ne furono deportati (da aree di confine con l'Unione Sovietica) circa un milione. Pur illustrando siffatta politica di depolonizzazione portata avanti dai russi negli anni precedenti la guerra, e pur assegnando un ruolo non irrilevante alla storia dei rapporti fra le due nazioni per comprendere Katyn, l'autore ritiene che il massacro del 1940 possa essere ancora meglio spiegato in stretta relazione alle contingenze storiche. Le stesse che ne determinarono, fin all'inizio, alcune false letture: in una prima fase, per chiare ragioni di convenienza militare, gli americani attribuirono le responsabilità dell'eccidio ai tedeschi. Viene quindi in queste pagine ricostruita una lunga battaglia per affermare la verità storica, a partire dal sopralluogo della Croce rossa (1943). Proprio nel modo di gestire il rapporto fra verità storica e opinione pubblica, Sanford individua un punto nodale per ogni democrazia. Daniele Rocca
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