Il k-pop è ormai un fenomeno mondiale. Anche chi non segue fedelmente le classifiche sarà stato toccato dalla popolarità di artisti coreani come BTS e Blackpink. Ma, come si suol dire, non è tutto oro quel che luccica. Lo strapotere dell’industria discografica della Corea del Sud, una gigantesca macchina per soldi nonché creatrice di tendenze, mode e prodotti musicali di larghissimo appeal, cela dietro di sé un’etica cinica e strettamente social-friendly che, però, spesso non lascia spazio alla dimensione individuale degli artisti. I quali, componenti di un meccanismo frenetico che gira più veloce di tutti loro, accusano stress, depressione, ansia e malattie mentali con conseguenze anche tra le più gravi. Ma non è tutto qui: percepito come semplice genere di musica commerciale realizzata a stampino per i giovani, il k-pop è in realtà infinitamente complesso tanto a livello di suono quanto a livello di evento culturale che esercita la propria influenza ben al di là dei confini della Corea. In questo volume ci inoltriamo tra le pieghe di questa musica, per scoprire il non-visto (e il non-sentito) che a una lettura superficiale potrebbe sfuggire a chi manchi di cogliere lo stretto legame tra musica popolare e trasformazioni della società. Dagli approfondimenti su vite pubbliche e private dei cantanti al grande ascendente del genere nel continuo processo di globalizzazione e da traumi personali e profondi agli investimenti di un’industria multi-milionaria, esplorando il k-pop potremo capire meglio i cambiamenti del mondo (occidentale, ma non solo) e metterci di fronte a tematiche scottanti, alle quali troppo spesso non viene dato il giusto peso.)
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