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Rileggere oggi Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Sig. Hyde - e anche chi non l'abbia mai letto non può fare altro che "rileggerlo" - può rivelarsi un'esperienza almeno in parte frustrante, dato che i primi due terzi del romanzo di Stevenson, dedicati alla costruzione del mistero, non sono certo scritti per un lettore che sappia già come la storia va a finire. Dopo la rivelazione contenuta nel racconto del Dr. Lanyon, tuttavia, il lettore dei nostri giorni si trova esattamente nella posizione di quello del 1886, e - se non è insensibile ai piaceri della letteratura - non può mancare di emozionarsi leggendo la confessione di Henry Jekyll: "Sono nato nel 18..., erede di una cospicua fortuna e dotato di qualità eccellenti". Proprio per questo, appare estremamente felice la scelta di Mattotti e Kramsky, che fanno iniziare il racconto dalla fine, vale a dire da quell'ultima notte in cui Utterson e Poole decidono di forzare la porta del laboratorio in cui Jekyll-Hyde, perso ormai il controllo sulle proprie trasformazioni, si è definitivamente rintanato. Ma le novità non si limitano a questo. Secondo la puntigliosa ricostruzione di Fruttero e Lucentini - autori della traduzione (Einaudi, 1983) su cui si basa il presente adattamento -, la laconica data con cui si apre la confessione di Jekyll dovrebbe situarsi infatti "intorno al 1830"; mentre il Jekyll di Mattotti e Kramsky dice di essere nato "verso la fine del secolo". La vicenda, quindi, anziché tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta dell'Ottocento, si svolge tra la fine degli anni venti e l'inizio degli anni trenta del Novecento, come testimoniano abiti, automobili e concerti jazz - per i quali ultimi si veda, di Otto Dix, La grande ville, 1928. Ma come testimonia soprattutto l'arrivo a Londra di Herr Rudolph, "un nuovo diplomatico" - che fa a Jekyll, proprio a lui, dei discorsi sulla "parte migliore della razza umana" -, e di sua moglie Frau Elda, che è certo miglior vittima di Sir Danvers Carew.
Paolo Vin&çon
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