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Una biografia vivace e intensa che mi ha fatto conoscere non solo Izzo lo scrittore, ma l'uomo e la storia dietro alle vicende dei suoi romanzi, alla sua vita. Si legge d'un fiato, consigliatissimo. Ho avuto l'onore di conoscere l'autrice a Città in Noir e leggendo questo libro non ho potuto resistere alla tentazione di acquistare anche la trilogia di Fabio Montale. Una nota di merito va anche alle splendide illustrazioni, veramente spettacolari!!
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A dieci anni della morte, Jean-Claude Izzo è, senza ombra di dubbio, tra gli scrittori francesi di noir socialmente impegnati, il più letto e il più amato in Italia. È dunque sicuramente destinata a essere ben accolta questa biografia della saggista e romanziera Stefania Nardini, che dell'autore marsigliese ricostruisce i cinquantacinque intensissimi anni di vita in uno slancio commosso di totale sintonia. Al centro del racconto come già suggerisce il titolo, annunciando la "storia di un marsigliese" c'è il rapporto di Izzo con la città evocata nella sua fortunatissima trilogia (Casino totale, 1995; Chourmo, 1996; Solea, 1998): non la Marsiglia delle grandi arterie commerciali e dei locali tipici affollati di turisti, ma quella il cui cuore è il Panier, il multietnico "quartiere della vergogna", groviglio di vicoli in cui si intrecciano "storie, codici, misteri, allegria, disperazione". Nei vicoli del Panier cresce Isabel, detta Babette, di famiglia spagnola, che nel 1941 sposa un barista, Gennaro Izzo, detto Ciccio, arrivato a Marsiglia, ancora bambino, da un poverissimo paesino della provincia di Salerno. Il loro figlio Jean-Claude, che nasce nel 1945, non vivrà mai nel quartiere dove si sono conosciuti i genitori: considerato un covo di ribelli, il Panier viene sgomberato brutalmente dai nazisti nel 1943 e in parte sventrato con la dinamite. Ma qualche cosa della sua atmosfera vivacissima e composita sopravvive nella memoria familiare e rinascerà, molti anni dopo, nei romanzi dei figlio di Ciccio e di Babette.
Tra gli apporti più interessanti di questa biografia, c'è proprio tutto quel che riguarda il contesto familiare di Izzo e i suoi esordi letterari: esordi non di romanziere, ma di poeta e di giornalista, approdato, dopo l'impegno adolescenziale in un movimento pacifista cattolico, al Partito socialista unificato nel 1968 e, l'anno seguente, al Pcf. Nell'accurata ricostruzione di Stefania Nardini si inseriscono brani di articoli e poesie del giovane Izzo, la cui voce non è ancora quella del giallista disincantato che conosciamo, ma quella di un militante che celebra in un'appassionata opera teatrale la pasionaria nera Angela Davis: "Ci sarà solo / un grido / alla cuspide del giorno? / Il grido del condannato / del disperato / di un giusto crocifisso / per l'eternità umana. / Il grido dell'uomo / ingoiato-avvilito-represso / dall'odio e dal dolore. / Il grido degli uomini / umiliati / dalla forza / dalla legge / dalla giustizia?".
Negli anni novanta, la nascita dell'Izzo romanziere avviene, apparentemente, quasi per caso. Izzo vive ormai a Parigi e Le Bris, direttore di una rivista, gli commissiona un racconto. Quando il racconto arriva, Le Bris intuisce le potenzialità di narratore di Izzo; insieme al responsabile della "Série Noire" di Gallimard, Patrick Raynal, decide di incoraggiare il futuro autore della trilogia marsigliese a imboccare la strada del poliziesco. Izzo segue i suoi consigli, ma restando al contempo fedele alla propria identità marsigliese e alla propria militanza politica. Sarà questa duplice fedeltà a connotarne l'opera e ad assicurargli un pubblico che, dalla sua scomparsa a oggi, in Francia, ma anche in Italia e in Spagna, non ha fatto che crescere.
Mariolina Bertini
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